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Revolutionary road – la strada della gentilezza

Si chiama “Revolutionary road – la strada della gentilezza” l’opera finita, così come l’intero progetto da cui nasce, cominciato lo scorso anno e proseguito in questo, avente come tema il contrasto e la prevenzione ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo. La classe 3^B, in rappresentanza di tutto l’Istituto Tecnico Economico per il Turismo “A. Argoli” di Tagliacozzo, ha realizzato un murale insieme allo Street Artist Andrea Parente, in arte Alleg, per concludere nel modo migliore e più originale possibile il percorso sopracitato, portato avanti dalla nostra Referente d’Istituto per il bullismo e cyberbullismo, la professoressa Antonella Finucci. Una splendida opera di street art, dunque, che ha lo scopo di comunicare messaggi la cui importanza, talvolta, viene minimizzata.

Sentirsi soli, incompresi, aver paura, non capire il valore dell’autostima: tutto questo è quel che noi ragazzi abbiamo voluto racchiudere nei nostri bozzetti, realizzati in classe durante alcune ore di brainstorming con l’artista e la prof, diventati poi un capolavoro artistico tutto da ammirare. Grazie al talento di Alleg, che ha saputo dare la sua cifra distintiva al murale e un’organicità complessiva, all’idea e all’energia della prof, nonché alla sua immensa fiducia in noi studenti, grazie all’appoggio e al supporto gentile e sorridente della Dirigente Scolastica Clementina Cervale e alla straordinaria forza di volontà ed energia di noi alunni che abbiamo davvero messo mente, intelligenza, cuore e braccia in questa iniziativa, ancora una volta il nostro istituto lancia un messaggio toccante, uno di quelli che certamente non lascia indifferenti: impariamo a stare bene con noi stessi e scomparirà ogni tipo di violenza.

Questo è il nostro messaggio e ve lo lasciamo in immagini: l’arte di strada è impattante, colorata, libera e di tutti. Ci piacerebbe che ogni passante si chiedesse il significato di quei disegni, e ne comprendesse il senso più profondo. Ci piacerebbe che ognuno di voi possa percorrere la nostra “strada della gentilezza”.

Le facce che esprimono la nostra interiorità: il sorriso indica la serenità di quando si impara a voler bene a se stessi.
Le facce della collettività contrapposte ai tentacoli di Medusa (non si vede in foto) della massa: collettività VS massa, per riflettere su quanto la comunità possa insegnare il modo giusto e bello di stare insieme, condividendo. Senza essere massa.
La rosa che nasce da una spada che a sua volta riesce a bucare lo scudo delle nostre corazze. Solo allora sbocceranno fiori dalle nostre anime.
Imbiancare il muro prima di creare.
L’autostima allo specchio. Non va bene se è troppa, non va bene se è poca. Ma se si raggiunge l’equilibrio, beh, quella è la chiave di tutto.

Due facciate si contrappongono, il sole e la luna si guardano: da un lato la notte, e le parole difficili, da un lato il giorno e le parole belle, da perseguire. I disegni emergono colorati e brillanti dal nero del fondo. Ve ne raccontiamo qualcuno.
➢ SOLITUDINE: chi è vittima di bullismo molte volte può ritrovarsi da solo, senza un appoggio. Chi è bullo spesso molte volte può ritrovarsi da solo, senza un appoggio. Dunque, imparare a stare bene con se stessi, anche da soli, è il primo passo per non cadere nelle trappole del bullismo;
➢ PAURA: una luce che illumina un viso genera un riflesso gigante e sta a significare che la paura ingigantisce le situazioni, quindi bisogna cercare di essere razionali;
➢ APPARENZA: non sempre ci si mostra per come si sta realmente;
➢ CAMPANILISMO: a causa di un attaccamento esagerato alla propria città o al proprio paese, o Paese, a volte si finisce per compiere atti di bullismo escludendo chi ha diversa provenienza;
➢ INCLUSIONE: due mani che si stringono raccontano che insieme è tutto più bello:
➢ INTERIORITÀ: un viso che sorride circondato da altri volti che non hanno la bocca sta a significare la bellezza di sapersi ascoltare, di dare voce alla propria interiorità, perché è che ciò che davvero ci farà sorridere nella vita;
➢ AUTOSTIMA: uno specchio e un viso che si guarda in maniera oggettiva, senza abbattersi ma senza nemmeno darsi arie;
➢ COLLETTIVITÀ VS MASSA: la collettività è il modo corretto di stare insieme, la massa fa solo uniformare e rende tutti uguali.

Vi lasciamo giusto qualche foto della realizzazione, l’opera finita aspetta di essere vista di persona, a Tagliacozzo, lungo il sottopassaggio che collega la città da una parte all’altra, dalla scuola fino alla stazione degli autobus. Le vernici utilizzate sono ecocompatibili, a base d’acqua, perché vogliamo salvaguardare il nostro territorio. Buona passeggiata attraverso la strada della gentilezza, credeteci, è la più rivoluzionaria di tutte.

Davide, Sara, Sofia A., Isabella, Giada, Francesca C., Simone, Vincenzo, Giulia, Sofia M., Kevin, Alessandra, Alessio, Savana, Lorenzo, Renis, Francesca T..

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L’Irlanda in musica

Visitare l’Islanda e Dublino non significa solo girare bellissime città e una splendida capitale, o vedere musei che raccontano la storia di questo territorio. Significa soprattutto vivere tutto questo facendosi travolgere dalla sua allegra musica. Il repertorio folkloristico irlandese è stato scritto e composto soprattutto tra il Seicento e il Settecento, prima la musica irlandese si tramandava oralmente, a braccio, veniva suonata solo a memoria. Vi si rintracciano chiaramente le caratteristiche tipiche della musica celtica e poi, solo in seguito, l’irish music ha subito influenze di altra musica europea. I poeti e i cantori, già nel medioevo, intrattenevano le corti narrando le gesta delle casate più nobili e lo facevano accompagnandosi con l’arpa celtica, simbolo ufficiale dell’Irlanda.

La musica tradizionale quindi è veramente importante nella cultura irlandese tanto che in molti pub i musicisti si esibiscono direttamente tra i tavoli e spesso anche in contemporanea, per generare un’atmosfera di festa e allegria. Di solito si utilizzano soprattutto strumenti come il violino e la chitarra acustica insieme a bouzouki irlandesi, pipe di Uilleann, il Bodhran, che è un tamburo e, ovviamente, l’arpa.

Vediamone qualcuno da vicino:
ARPA: l’arpa è lo strumento più utilizzato e amato. Gli irlandesi l’hanno resa un simbolo
nazionale, infatti la sua immagine compare sulle monete ed è diventata il logo di molte aziende. L’arpa più famosa è conservata in una teca nell’ Old Library del Trinity College, a Dublino, e non c’è canzone della tradizione che non abbia note magiche suonate dall’arpa.

LA UILLEANN PIPE: questo strumento si compone di una sacca, di un mantice e di un chanter ed è lo strumento tradizionale irlandese che risale all’inizio del 1700 ma differisce dalle classiche cornamuse in quanto è composto da nove fori in chiave di Re.

IL VIOLINO: viene utilizzato da sempre nella tradizionale musica irlandese e i musicisti irlandesi hanno uno stile unico, usano l’archetto in modo più deciso. Per questo la musica d’Irlanda è diversa dalla musica classica, è più vigorosa.

IL FLAUTO TRAVERSO: i flauti utilizzati nelle musiche irlandesi sono in legno e generano un suono molto diverso da quelli in metallo. Appartenenti ai flauti, il whistle è un altro strumento tipico di questa terra: è un flauto di latta che ha un suono secco, ben riconoscibile nelle melodie irlandesi.

WHISTLE: si tratta di strumenti a fiato appartenenti alla famiglia del flauti. I più famosi
sono i tin whistle, ovvero i flauti di latta. Il suonatore soffia l’aria attraverso
un’imboccatura a becco e crea le melodie tappando i sei fori che compongono lo
strumento. Il presenta un suono secco e brillante che lo distingue dalle
altre tipologie di flauti e lo rende perfetto nel destreggiarsi all’interno delle melodie irlandesi.

La musica celtica irlandese si diffonde rapidamente in Irlanda, Scozia e Galles.
Varia molto e passa da brani ritmati e allegri a melodie dolci e romantiche. Inoltre, si riteneva che la musica celtica richiamasse le creature magiche col suo suono: elfi, fate, streghe, troll e altre creature del bosco potevano proteggere o maledire gli uomini. La musica serviva proprio ad ingraziarsi queste creature e ad avere il loro favore. Spero di poter presto andare a Dublino o in Irlanda per poter ballare a ritmo di questa musica bellissima!

Articolo di Alessia Piacente, 2C

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I luoghi dei Beatles

I Beatles nascono come band nel 1957 a Liverpool, cittadina situata nel nord-ovest dell’Inghilterra, nella contea metropolitana del Merseyside, piena di musei, teatri e locali per ascoltare buona musica dal vivo. Insomma un posto in cui il fermento culturale è stato l’humus perfetto per la nascita di una band come quella dei Beatles ed è poi stata dichiarata dall’Unesco “Città della musica” per i Beatles e per il suo prestigio musicale.

John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr erano ragazzi giovanissimi che hanno cavalcato le classifiche di tutto il mondo e scalzato altri artisti importanti per consquistare il primato mondiale. Le note e la parole di “All you Need Is love”(1967), “Love me do”(1963), “She loves you”(1964), “Get back”(1970), “Yesterday”(1965), “Yellow Submarine”(1966) e tante altre, risuonano nella mente di grandi e piccini.

Negli Stati Uniti i Beatles divennero quasi subito famosi: erano ovviamente amatissimi da tutta la popolazione inglese, tanto che si iniziò a parlare di British Invasion, cioè proprio l’invasione (e in un certo senso la monopolizzazione) della musica americana da parte di band inglesi. Negli anni 60-70 la musica cambia completamente grazie a loro e ai loro “soli” dieci anni di attività, visto che nel 1070 il gruppo si sciolse definitivamente.

Se capitate a Liverpool fate un salto al Jacaranda o al Cavern, i club famosi in cui i Fab Four suonarono moltissime volte, ma tutta la città è piena zeppa di luoghi della loro vita e della loro arte.

Anche Londra fu fondamentale per la loro formazione e crescita e infatti, benché i quattro componenti del gruppo fossero originari di Liverpool, è da Londra che partì la loro fortuna e anche qui infatti potrete trovare moltissimi posti dedicati ai Beatles: a cominciare dalle celebri strisce pedonali di Abbey Road, per arrivare agli studi della Emi o alla Royal Albert Hall. L’Inghilterra di quel periodo fu piena di stimoli musicali interessanti: Swinging London è un termine che infatti è stato usato proprio per definire le tendenze e le avanguardie che si svilupparono in Inghilterra, ma a Londra in particolare, alla fine degli anni ’60. Una vera e propria rivoluzione culturale che vedeva il panorama musicale in prima linea.

Non vedo l’ora di poter partire ed esplorare questi luoghi. Ovviamente con la musica dei Beatles nelle orecchie!

Articolo di Azzurra Pinori, 2C

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Mozart tra Vienna e Salisburgo

Mozart, nato a Salisburgo nel 1756, è un bambino prodigio che inizia a scrivere musica prima ancora di saper leggere e scrivere, tanto che a 13 anni è già un compositore professionista. Il padre riconosce il suo talento e lo accompagna in numerosi viaggi in tutta l’Europa. In questi viaggi viene a contatto con tutte le esperienze musicali dell’epoca. Nel 1773 ritorna definitivamente a Salisburgo e ottiene l’incarico di capo dell’orchestra del Principe di Colloredo.

Salisburgo è una città molto interessante, l’abbiamo visto studiando l’Austria in geografia: la ricchezza del suo passato l’ha resa preziosa al punto da farla diventare Patrimonio Unesco. Oggi è la città di un festival importante, Festival di Musica, che si tiene in estate da 100 anni, ma è famosa anche per i suoi mercatini di Natale e per essere stata la “città del sale” come ci dice il nome, Salzburg. Al numero 9 della Getreidegasse c’è la casa natale Mozart, che oggi, con la sua facciata gialla, è diventata una meta turistica: all’interno c’è persino il violino di quando era bambino. Mentre al numero 8 di Makartplatz si può visitare la casa dove visse dal 1773 al 1780,.

Fino ai 25 anni Mozart resta in città e scrive musica sacra e anche di intrattenimento per orchestra In questo periodo però diventa insofferente ed ha la necessità di allontanarsi da Salisburgo. Tra l’altro per il suo comportamento provocatorio, viene licenziato dal Principe Colloredo e inizia a lavorare a Vienna dove inizia anche a vivere: qui si mantiene insegnando e suonando e componendo come pianista.

A Vienna l’ambiente è diverso, c’è una vita culturale e musicale di grande ricchezza e molto più frizzante che a Salisburgo. La città è situata nel nord-est dell’Austria ed è attraversata dal fiume Danubio, che tanto la caratterizza e che è un fiume importante per l’Europa intera. Vienna è una città legata a filo doppio con la musica: qui hanno vissuto e lavorato, oltre a Mozart, anche Beethoven, Strauss e  Schönberg.
Vienna è la Capitale dell’Austria e oltre che essere un centro industriale ed economico di grande importanza, è sempre stata anche un centro culturale importantissimo, soprattutto all’epoca di Mozart, noto soprattutto in ambito di fermento musicale.
L’evento più popolare che ha luogo ogni anno a Vienna, anche oggi, è il tradizionale concerto di Capodanno, l’avvenimento musicale più seguito al mondo: il tradizionale concerto della Filarmonica di Vienna si tiene dal 1939 nella sala dorata del Musikverein e viene trasmesso in tantissimi Paesi del mondo in contemporanea.
Inoltre di Vienna ricordiamo il Valzer Viennese introdotto per la prima volta da Maria Antonietta, sposa Austriaca di Luigi XVI e che nacque in Germania e in Austria, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento: la parola viene dal tedesco walzen, cioè “girare”. Il valzer caratterizzò talmente tanto che gli fu affibbiato l’aggettivo viennese.

Ma torniamo a Mozart: il nostro compositore visse qui per diversi anni e nella Domgasse n. 5 si può visitare la sua casa viennese. La Mozarthaus rispecchia lo stile raffinato e signorile di chi la abitata e della città, regale e maestosa. Tra le opere più importanti di Mozart ricordiamo: Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Il flauto
magico
, Così fan tutte e, sempre a Vienna, scrive l’Ave Verum e il leggendario Requiem.

Mozart ha un linguaggio musicale sicuramente legato all’epoca e alle città in cui è vissuto e che mi piace molto perché è in grado di esprimere l’intensità dei sentimenti dell’essere umano.

Per leggere qualche curiosità cliccate sul file:

Articolo di Andrea Gagliardi, 2A.
Curiosità di Angelica Di Bartolomeo, 2C

Articoli Recenti, Attualità: come va il mondo, Parole

Primavera, di una nuova era


Quando la terra è giovane e fresca,
quando la testa è piena di festa,
quando la terra splende contenta,
quando il vento profuma di menta,
quando è più dolce anche la sera
è proprio allora che è Primavera.

ALEXANDRU IONEL COSMA, 1A

La luce splende
la notte attende
e la vita si accende.

I nuvoloni spariscono
le piante fioriscono
e i bambini in giardino si uniscono.

L’umore migliora
la terra di buono odora
e la primavera tutto indora.

MONICA DARIA PRECA PUSCHIN, 1A

I fiori stan nascendo
e i bambini stan crescendo,
le giornate si stanno allungando
e la mia felicità sta aumentando,
perché possiamo uscire senza giacconi
senza tornare a casa coi geloni.
Gli amici da lontano stanno tornando
e altre amicizie stanno nascendo
sotto al sole e ai fiori di pesco
baciati da un venticello fresco.
Gli alberi, le foglie, i colori!
Ormai siamo tutti più buoni!
Speriamo anche i grandi della Terra
così che possano mettere fine alla guerra
e con questa primavera
dare inizio a una nuova era.

CLAUDIA FATTORETTI, 1A

Articoli Lo Specchio, Articoli Recenti, Geoletteratura, La geografia nei passi letterari

Può esistere un autore preferito?

Ce lo siamo chiesti in 3C, visto che abbiamo quasi terminato il programma di letteratura, e… non sappiamo dare una risposta.
Probabilmente no, perché ogni autore o autrice ha qualcosa di interessante da dire, da condividere, un messaggio a cui tiene da lasciare ai suoi lettori. Però sicuramente qualcosa ci colpisce più di altro e lo abbiamo messo per iscritto.

Abbiamo riflettuto su quanto gli autori siano specchio della loro epoca, perché scrivono giustamente quel che sentono vicino al loro animo, eppure riescono a parlarci dopo anni, secoli, millenni. Dante per esempio, che era sicuramente un uomo del suo tempo, nella sua Commedia che Boccaccio definisce Divina, tratta appunto argomenti divini, legati alla religione, al Medioevo, che nessun autore contemporaneo tratterebbe, ma che ancora oggi ci appassiona ed è amatissimo, perché il suo è un linguaggio universale.

Abbiamo riflettuto su quanto la letteratura si cibi di storia e geografia e di quanto sia interconnessa con le altre discipline: Manzoni, ad esempio, sa indagare e raccontare benissimo la Storia, quella la S maiuscola, scrivendo uno dei romanzi storici più famosi della letteratura italiana, ma non ci dimentichiamo della geografia. “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno” è l’incipit de I Promessi Sposi. Lago, alberi, punti cardinali. Tutte elementi scientifico-geografici.

Abbiamo riflettuto su quanto la letteratura sia stimolo a comprendere il mondo e noi stessi, ma anche di fosse importante per gli autori e le autrici, del passato e del presente, regalarci la percezione che “una vita non basta”, come dice Pessoa, che scriveva: “la letteratura, come tutta l’arte, è la percezione che la vita non basta”.

Qui di seguito alcune delle nostre riflessioni e preferenze.

“Devo dire che scegliere un solo autore che ho preferito durante questo anno scolastico è difficile. Proprio per questo cito più autori: Giacomo Leopardi, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello e Primo Levi.
Di tutti questi quattro autori ho amato veramente molto la loro poetica, i loro pensieri, insomma le tematiche a cui hanno scelto di dedicare le loro opere. In Pirandello ho amato la questione delle maschere, che accompagna da sempre l’uomo durante il lungo percorso della vita, che ci piaccia o no; in Leopardi ho amato la sua lunga riflessione sulla condizione dell’uomo e una delle sue bellissime liriche, ovvero L’Infinito; in D’Annunzio invece ho amato il fatto che del bello fa la sua ragione di vita, anche se a volte esagera un po’, e soprattutto La pioggia nel pineto, che quasi ti fa sentire la pioggia che cade. Infine in Levi ho amato il suo rapporto con la chimica e la scienza intrecciato con la letteratura e di come il suo lavoro da chimico – e quindi la sua passione – lo abbia salvato dal campo di stermino ad Auschwitz”.
Angelica Ianiro

Mi piace la letteratura con tutti i suoi autori. Ognuno di loro ha mostrato l’evoluzione e il cambiamento a partire dal ‘300 fino ad oggi. Ognuno di loro tratta temi differenti e in modo diverso.
Uno che mi ha particolarmente colpito, però, è Luigi Pirandello, perché parla di tematiche super contemporanee in qualche modo precedendo un po’ i tempi. Lui coglie che è tutto relativo è che nessuno ha pienamente torto quanto ragione.
È colui che ha detto che indossiamo delle maschere e che ne abbiamo una per diverse occasioni, come dargli torto.
È stato anche il primo letterato italiano a vincere il Premio Nobel.
Arianna Gasbarro.

Ho amato Giovanni Verga in particolare, perché nei Malavoglia si parla di pescatori e io sono un appassionato di pesca, mi è piaciuto riconoscermi e ritrovarmi in quel mondo.
Bruno Melone

Articolo di redazione classe 3C

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La poesia è ovunque

La poesia è ovunque, in quello che vediamo palesemente, ma il sentore è che la poesia sia davvero in ogni piega delle nostre giornate, oltre che in quelle dei nostri libri. La poesia è in un fiore che sboccia, nel sole e nella luna che si alternano e non si stancano di farlo, in due bocche che si avvicinano o in due mani che si stringono. Sì, passerà il coronavirus e ci daremo la mano di nuovo tranquilli e ci abbracceremo forte. E poi, in fondo, anche in questo periodo c’è stata poesia: nella natura che si è rinvigorita, nelle riflessioni che ognuno di noi ha avuto modo di compiere nelle proprie case e nella riscoperta di valori speciali. Ma non ci aspettavamo che la poesia potesse stare pure dentro la prosa.

Come lo abbiamo scoperto? Col metodo Caviardage. E l’abbiamo creata noi. Ci siamo divertiti tantissimo a scovare le parole giuste e a mescolarle, a creare poesia sulla carta e colorarci un senso intorno. Nel video, alcuni dei nostri lavori. Se siete alunni come noi vi potrete cimentare in questo momento storico così particolare a creare le vostre piccole opere d’arte, da appendere o da regalare anche come se fossero dei quadri.
Insomma, un modo creativo di passare il tempo in casa utilizzando colori e poesia. Buona visione.

Classe IIC

Articoli Recenti, Attualità: come va il mondo, La linea sottile tra presente e futuro, Parole

(al)la ricerca della felicità

“A proposito di felicità…cercatela tutti i giorni continuamente, anzi chiunque mi ascolti ora si metta in cerca della felicità, ora, in questo momento, perché è lì! Ce l’avete, ce l’abbiamo! Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria, i cassetti, i comodini che avete dentro, vedrete che esce fuori”. Queste sono le parole di Benigni, che ci ricorda che, anche in un momento difficile come questo, la felicità non è assenza di problemi, non è solo ricchezza e fortuna, non si identifica nei beni materiali ma in quelli interiori e, come diceva Socrate, “la felicità è da cercare dentro di noi”. E dunque, dove si trova la felicità? Perché a volte è difficile da scovare? La felicità si trova in un sorriso, in un abbraccio, in un viaggio, in una giornata passata in compagnia della tua migliore amica, nella famiglia, in un amore, in un cielo stellato, nel ricevere un complimento, nei piccoli gesti quotidiani.

Ma soprattutto io credo di aver capito una cosa importante: si è felici quando si dona, quando ci si dona. Quando me lo dicevano non ci credevo, ho dovuto sperimentarlo su di me. Ed è tutto vero! Donare è più bello che ricevere, perché dai felicità a qualcuno e quindi, come in uno specchio, quella felicità ti torna indietro di riflesso, ma più grande, più intensa, più profonda. E si è felici quando si ama, si comprendono le ragioni di qualcun altro, quando si impara a tollerare e si agisce coscientemente. Oggi, purtroppo, sembra che molti hanno dimenticato i valori che dovrebbero invece aiutare a vivere. Si agisce spinti dai bisogni materiali. Chissà come si può invertire questa rotta, sarebbe così bello. Gli Illuministi hanno fatto del diritto degli uomini a essere felici uno dei punti chiave del loro movimento. E le loro idee sono servite per Rivoluzioni incredibili, come quella americana e quella francese. Perché non ne siamo più capaci?

La felicità, poi, è anche un qualcosa che è dobbiamo essere capaci di cogliere nel presente, e insieme nel passato e nel futuro: è un concetto che si scopre e riscopre col tempo e che non si limita semplicemente al sorriso o al buon umore, dato che secondo me, anche le esperienze negative fanno parte in qualche modo di questo concetto di felicità: pur essendo cose tristi sul momento, col passare del tempo si trasformeranno in eventi da ricordare e da raccontare. E da cui imparare. E migliorare. E crescere.

Ma la cosa importante è saper godere della felicità ogni giorno, riconoscerla in mezzo alle mille cose delle nostre giornate, perché c’è il rischio che qualcuno la scambi per la mitica pentola d’oro degli gnomi alla fine dell’ arcobaleno: ci sono persone che passano la vita a cercare di trovarla per poi accorgersi, ormai troppo tardi, che la vita è passata.

Arianna Gasbarro, classe IIC

Articoli Recenti, Attualità: come va il mondo, I lettori ci scrivono

Diari dalla Quarantena

Caro diario,

Oggi ti scrivo dal silenzio della mia camera, un silenzio ancora più inquietante perché è lo stesso che risuona anche nelle strade del mio paesello, dove ora a farmi compagnia ci sono solo il chicchirichì stridente del gallo e il mio cane che abbaia annoiato quanto me. Cosa sta succedendo? Questa è la domanda che mi faccio più di frequente durante le giornate che trascorrono lente e sempre uguali ormai. Non si va a scuola, non si esce con gli amici, non si va più tutti assieme al supermercato, come facevo di solito con la mia famiglia; i miei genitori non stanno andando più al lavoro, non si va dalla nonna, non si prende la bici e i pochi che vanno in giro usano mascherine. Cosa sta succedendo? Tutto o quasi si è fermato, abbiamo dovuto cambiare, anzi stravolgere le nostre abitudini ed uniformarci a comportamenti che non ci appartengono. Un nemico invisibile quanto forte ci sta attaccando. Questo nemico ha un nome, che sembra quello di un essere alieno venuto direttamente da Marte, lo chiamano Covid 19.

E, se è vero che i genitori sono in grado di riconoscere le paure dei figli, anche noi figli sappiamo leggere negli occhi dei nostri genitori. Mamma e papà continuano a rassicurare me e mia sorella dicendo che bisogna avere pazienza e che tutto andrà bene ma, caro diario, leggo nei loro occhi molta preoccupazione. All’inizio mi sembrava tutto così distante; ora, invece tutto è troppo vicino. Le mie emozioni sono un misto tra paura, noia, preoccupazione, ansia e la domanda principale è: quando tornerà la normalità dei giorni passati? A volte poi mi ritrovo a pensare che forse tutto questo lo abbiamo generato noi. L’umanità con la sua sete insaziabile di potere, di progresso, ha creato questo mostro, forse è un messaggio che la terra ci sta mandando; questo pianeta che abbiamo sfruttato senza pensare alle conseguenze forse ci sta parlando! Da questo “brutto” periodo di quarantena però voglio cogliere anche qualche aspetto positivo….finalmente abbiamo più tempo per parlare tra di noi in famiglia, abbiamo quel tempo che, nella frenesia della quotidianità “normale”, quella prima del virus, insomma, non riuscivamo a trovare: abbiamo tempo per una partita a carte tutti assieme attorno al tavolo della sala, per rispolverare quei vecchi giochi di società che da anni erano chiusi in soffitta, abbiamo tempo per sfogliare gli album delle foto e commentarli. Insomma, abbiamo tempo per riscoprire le cose semplici, ma che trasmettono il calore della famiglia.    

Però la verità è che vorrei solo addormentarmi ed aprire gli occhi domani mattina, sentendo la voce di mamma che mi urla che devo fare in fretta, altrimenti perderò il pullman, uscire di casa con il mio zaino in spalla per entrare nella mia classe e rivedere i miei compagni e i miei professori. Vorrei tanto tornare a quella normalità che mi manca molto! Davvero moltissimo. Spero che tutto questo finisca presto e che possa tramutarsi solo in un brutto ricordo da poter raccontare magari, un giorno, ai miei figli o ai miei nipoti, proprio come il mio bisnonno ha fatto con me con i suoi ricordi di guerra.

Buonanotte, caro diario,

Jacopo

Articolo di Di Franco Jacopo, classe 3A