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Imparare la lezione

Cara Prof., come sta?

Io sono molto triste… Nel momento in cui si è chiusa la scuola ero contento e pensavo che mi sarei divertito a giocare con tutti i miei amici. Non pensavo troppo al Coronavirus, anche se i telegiornali cominciavano a parlarne. Si è preso tutto, questo virus: mi ha tolto la libertà, mi ha tolto gli amici, mi ha tolto la scuola, mi ha tolto la tranquillità. Sta ammazzando tante persone e nessuno riesce a fermarlo.

Ho paura di lui perché adesso lo sento troppo vicino a me, non so se già sa che ha colpito anche un mio parente! Qui a casa non si capisce più niente, siamo tutti nervosi, i telefoni squillano di continuo. Questo mostro mi ha fatto piangere un’altra volta. Mi ha fatto rivivere il dolore di tutte le perdite che ho avuto qualche anno fa, mio nonno, i miei zii… Mamma e papà cercano di tranquillizzarmi ma, osservandoli bene, ho capito che la situazione non va bene per niente. Li ascolto di nascosto quando parlano al telefono e ho capito che il Coronavirus ha infettato tutti e due i suoi polmoni.

Mi sento piccolo e tanto solo, prof., e vorrei un suo abbraccio. Non voglio soffrire un’altra volta perché perdere una persona cara fa troppo male. Non voglio sentirmi un’altra volta vuoto, perché poi ci vuole troppo tempo per tornare a sorridere.

In questi giorni guardo molti video sul telefono ed uno mi ha colpito davvero molto. C’è il virus che parla con noi e ci dice che questa è una punizione per tutto il male che l’uomo ha fatto alla terra. È vero perché noi l’abbiamo distrutta. Con il prof. di scienze ho studiato gli ecosistemi e mentre ascoltavo la voce del virus mi sono venuti i brividi perché ha detto la verità. L’uomo ha distrutto i boschi, ha inquinato l’aria, le acque e non si è mai fermato a pensare al male che stavamo facendo alla natura. In questo video il virus ci dice che la terra si sta ribellando e ci sta togliendo tutto per farci riflettere su quanto l’uomo è egoista. Ha ragione. Speriamo di imparare la lezione, speriamo che torni tutto presto come prima, perché a me ha tolto tutto, questo maledetto. Mi mancano tutti i prof: è così brutto studiare a casa, senza vedere i miei amici, è brutto lavorare con un telefono e immaginare le vostre facce. Spero che questo incubo finisca presto e che tutti possano tornare alla normalità. Sarà difficile lo so, molte persone sono morte e questo non si può cambiare. Ma possiamo sicuramente fare qualcosa, quando una situazione non ci piace, come lei dice sempre: anche se non possiamo cambiare gli altri, possiamo migliorare noi stessi. Il momento giusto per farlo è arrivato.

Quanto mi manca, Prof. Le mando un abbraccio grandissimo mentre penso ai suoi sorrisi affettuosi.

Nicolas Cordisco

I lettori ci scrivono, Rubriche

Coronello esplode di rabbia

Questa è la storia di un virus birbantello
che si chiama Coronello.
È brutto e cattivo
antipatico e nocivo!
Febbre, tosse, raffreddore
e anche un sacco di dolore…
noi non lo vogliamo
è la scuola che noi amiamo!
Quindi che fare?
Lo dobbiamo scacciare!
Ho sentito dall’amico Ubidìa
che proprio non vuole andare via.
Ma vuole entrare
e in tutti i modi azzuffare.
Ho avuto un’idea:
nessuno lo faccia entrare in casa, yeah!
Lo fa qui e lo fa lì,
poi vaga tutto il dì.
Ma a forza di bussare
si inizia ad arrabbiare
perché nessuno lo fa entrare.
“Non sei il benvenuto!
Ciao ciao, io ti saluto!”:
è questo che trova sulle porte dei bambini
che sono sempre i più furbini.
E così Coronello
si aprì come l’ombrello
diventò verde e rosso
e si fece sempre più grosso,
finché scoppiò
e in pace ci lasciò!
Quindi a casa dobbiamo stare
e badiamo a non farlo entrare,
così presto scoppierà
e velocemente se ne andrà!

Cristiano Leone, giovanissimo lettore di geostorie.it

Frontiere e confini, Recensioni libri e film, Rubriche

Aquile randagie

Anno di produzione: 2019

Regia: Gianni Aureli

Genere: storico

La vicenda, ambientata in Lombardia tra il 1932 e il 1945, racconta la storia di un gruppo scout che, pur avendo ricevuto l’ordine di sciogliersi a causa delle imposizioni  fasciste, continua ad incontrarsi di nascosto in una radura della Val Codera per portare avanti la propria attività e i propri ideali. Quando, nel 1938, anche in Italia vengono emanate le leggi razziali, alcuni membri adulti del gruppo aderiscono all’O.S.C.A.R, l’associazione antifascista segreta, nata per salvare le famiglie ebree di Milano. Rischiando ripetutamente la propria vita, si danno da fare per nascondere tantissime persone a cui portavano da mangiare e il necessario per sopravvivere;  producono documenti falsi e  accompagnano decine e decine di ebrei al confine con la Svizzera, per aiutarli a mettersi in salvo. A volte andavano, assieme ad un sacerdote scout, a benedire i corpi di persone fucilate, abbandonati in mezzo alla strada senza alcuna pietà. Intanto la guerra stava evolvendo a favore degli Alleati; la speranza che quella tragedia  finisse presto era sempre più concreta; infatti una mattina, due degli scout adulti, ascoltando la radio appresero la notizia che la Germania si era arresa e che erano finalmente liberi.

Ho avuto l’occasione di vedere  questo film e ve lo consiglio. Certo, in qualche passaggio può risultare un po’ lento e noioso, però  nel complesso l’ho trovato molto interessante perché racconta una storia vera e  soprattutto perché trasmette un messaggio molto importante, uno su tutti in particolare, sul quale noi giovani dovremmo  riflettere: il coraggio di lottare contro ogni forma di oppressione e di ingiustizia, riassunto nella frase pronunciata dal capo scout: “Noi dureremo un giorno in più dei fascisti”. Ho capito che valori fondamentali, quali la libertà , l’uguaglianza, il rispetto  verso gli altri non sono scontati: li abbiamo ricevuti, dobbiamo apprezzarli e saperli mantenere. 

Curiosità: l’8 Gennaio 2020 il film è stato proiettato  al Parlamento Europeo di Bruxelles, nell’ambito di un incontro dal titolo “Memory and Resistance Today”;  riconoscimento, questo, toccato a pochissimi film italiani.

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Hoppeditz e le rose

Il termine “cultura” deriva dal latino “colere”, cioè “coltivare”. Rappresenta quindi anche un insieme di conoscenze e tradizioni di un popolo che vengono tramandate di generazione in generazione. Nella nostra rubrica andremo ad indagare proprio la cultura di Paesi a noi vicini o di Paesi più lontani, scegliendo punti di vista diversi. Perché crediamo che conoscere le diverse culture sia la chiave per capire il mondo di oggi. Le parole oltre le barriere, appunto, come ci ricorda il titolo della nostra rubrica: parliamo di cultura e di parole.

E oggi, non a caso, vi vorremmo parlare di una delle tradizioni che caratterizza profondamente le cultura di moltissimi paesi, il carnevale. Vi aspettavate il Brasile o Venezia? No, dovreste saperlo, non siamo così banali. E dunque andiamo a farci un giro in terra tedesca.

 Prima però ricordiamo che la Germania si trova nel Centro della nostra bella Europa e che la sua capitale è Berlino. Il nome Germania ha origine dai Romani e significa “Paese dei Germani”, mentre il nome Deutschland compare per la prima volta nella forma Dütiskland nella Kaiserkronik (componimento poetico) e vuol dire “Paese tedesco”. La Germania è la nazione più popolosa dell’Europa ed è tra le più ricche. Qui si parla il tedesco, una lingua indoeuropea ma che appartiene al ramo occidentale delle lingue germaniche. Questo vuol dire che è nata grazie all’influenza della tradizione di testi latini in volgare utilizzati per scopo religioso. Pensate un po’! Il latino infatti fu la lingua veicolare dei dotti europei del passato, un po’ come oggi l’inglese è la lingua base per tutti. Ancora oggi si possono facilmente rintracciare prestiti del latino nella lingua tedesca: Pflanze viene da plantam, pianta; oppure Fenster, da fenestra, finestra.  

Ricordiamo infatti che i Germani vennero in conttato con i Romani e da questo incontro-scontro nacquero i regni romano germanici. Vorremmo dirvi altro sulla parte storica, ma dobbiamo approfondire lingua e cultura in questa sede, quindi torniamo al nostro carnevale, il cui nome, secondo l’interpretazione più diffusa e accreditata viene proprio da latino, carnem levare, “eliminare la carne”, in riferimento al banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale prima della Quaresima, periodo di digiuno e ritiro spirituale. In alternativa la parola carnualia, “giochi campagnoli”, ha anch’essa un certo seguito. Di sicuro queste feste hanno origini molto antiche, ci fanno fare un salto indietro fino alle dionisiache greche o ai saturnali romani: in entrambi casi, durante queste feste, ci si lasciava andare alla dissolutezza e allo scherzo, bandendo ogni obbligo sociale spesso facilitati dall’uso di indossare una maschera.

Sulla maschera, reale e simbolica, potremmo dire moltissimo ma in questa sede ricordiamo soltanto che, grazie ai banchetti e alle feste del carnevale, il caos sostituiva momentaneamente l’ordine prestabilito, diventando così un momento di rinnovamento simbolico ma molto potente per tantissime culture, su tutto il pianeta.

Questa festa così affascinante, dunque, e piena di significati, è identificata, all’interno della regione tedesca, per tornare a noi, con nomi diversi e si festeggia anche in modi diversi a seconda della città in cui ci troviamo, infatti a Ovest si chiama “Karneval”, al Centro e al Sud “Fastnacht”, mentre in Baviera e in Austria prende il nome di “Fasching”. Ma in ogni caso le “città del carnevale” rimangono Düsseldrof, Kölin e Mains. Ad esempio, a Düsseldrof succede questo: la città rimane in stand by per tre giorni e poi l’apice della festa viene raggiunto il lunedì (rosenmontag, lunedì delle rose) quando chiudono tutti i negozi, uffici e fabbriche e arrivano tantissimi turisti, di solito un milione. L’atmosfera è bellissima! Verso mezzogiorno inizia un gran corteo con carri e maschere che dura per circa quattro ore. In questo lasso di tempo le persone bevono e si divertono, infatti in questi giorni si consuma molta birra, come succede spesso nelle feste tedesche e nordiche in generale. Il motto di questa festa è “Wo früher meine Leber war, ist heute eine Mini-Bar”, cioè “Dove una volta c’era il mio fegato, oggi c’è un mini-bar”. Il Carnevale di Düsseldorf ogni anno anima e colora la città, in particolare l’Altstadt – la “città vecchia”, ed è una festa imperdibile per i cittadini e per i turisti. Ovunque c’è musica, ovunque fiumi di gente ma i balli in costume sono la parte più bella e la maschera tipica è Hoppeditz, figura che simboleggia la pazzia: l’11 novembre (e cioè l’undicesimo giorno dell’undicesimo mese dell’anno, alle 11,11) la città viene consegnata a Hoppeditz e ai suoi amici mezzi matti, che rendono tutto bellissimo e magico.

Che dirvi, allora? Ovunque voi siate, buon carnevale!

Articolo di Ludovica Bruno e Maria Claudia Pio

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Fake News

Cominciamo in maniera diretta: le fake news sono delle false notizie. O notizie esagerate, distorte. Comunque non attendibili.

Quindi è importante essere consapevoli del fatto che oggi esistono articoli che contengono informazioni del tutto o parzialmente inventate e ingannevoli, nate
proprio con lo scopo di disinformare – paradossalmente – attraverso i mezzi di informazione. La fake news dunque è una notizia volontariamente manipolata. In passato la falsa notizia era qualcosa che restava tra chi l’aveva raccontata e la cerchia di chi l’aveva ascoltata. Oggi invece è fin troppo facile diffondere fake news, soprattutto attraverso i social network. E questo vuol dire che in un attimo la notizia potrebbe fare il giro del mondo.

Ci chiediamo allora:
per quale motivo nascono le notizie false? Soprattutto per questioni di business e pubblicità: i siti che condividono le fake news attirano gli utenti che, visualizzando i contenuti, fanno guadagnare i creatori.

Come attirano gli utenti? Con i titoli clik-baiting, in italiano acchiappaclick, che sono quei titoli ben studiati che impressionano gli utenti, che li incuriosiscono anche se non sono veritieri. Ma soprattutto che, dopo aver catturato l’attenzione del lettore, non svelano il contenuto dell’articolo o del video, quindi l’utente è costretto a cliccare se vuole saperne di più.

Come riconoscere le fake news?
La prima cosa da fare è verificare la fonte. Se, per esempio, la notizia viene da un sito non attendibile, mai sentito prima o anche col nome molto simile a un sito vero ma con qualche lettera diversa (anche una sola a volte), è bene insospettirsi.
Si dovrebbe poi leggere con attenzione il pezzo, interamente, e farsi delle domande sull’argomento, ma soprattutto cercare altre informazioni, comparare e confrontare con altre fonti, con altri siti, altri quotidiani etc.
Non ci si deve fidare dei titoli, come dicevamo, ma nemmeno di foto visibilmente ritoccate o di fotomontaggi. E poi, altro piccolo ,a grande accorgimento è quello di non condividere o diffondere una notizia se non si è certi della sua veridicità.

Qui, su questo sito interessantissimo, Fact Checkers, troverete una guida molto accattivante e semplice allo stesso tempo, realizzata in collaborazione con Sky, che insegna come distinguere una fake news e anche un quiz per verificare se hai imparato a farlo. Vi invitiamo a consultarla.

E poi, qui sotto, un utile strumento del MIUR in collaborazione con altri enti che serve per capire la situazione e affrontarla al meglio, ma anche e soprattutto fronteggiarla, visto che ormai è un fenomeno diffuso. Anche se c’è scritto decalogo quando i punti sono solo 8 ci sembra ben fatto. Eccolo qui:

Il 2 aprile, inoltre, è l’International Fact-checking Day, giornata dedicata alla sensibilizzazione contro le notizie false e manipolate.
Concludiamo con una nostra riflessione.
Pensiamo che al giorno d’oggi il business e il denaro influiscano troppo su vari argomenti e vari settori del lavoro e della vita quotidiana; ma soprattutto che la gente deve studiare e informarsi, altrimenti cadranno sempre nella rete delle fake news.

Articolo di Arianna Brescia, Marta Canale e Lucia Lauriente

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Il mercante di luce

Non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro”.

Un messaggio bellissimo quello che ho tratto da questo libro. Un testo che mi ha scavata dentro. Il mercante di luce è uno di quei libri emozionanti ed intriganti, da leggere tutto d’ un fiato. Narra fatti, favole, storie e poesie in solo una centinaia di pagine e racconta la storia di un ragazzo, Marco, e di suo padre, insegnante e appassionato di greco, Quondam. I due, insieme, si trovano a vivere tante emozioni diverse. Quondam divorzia con Miranda spiegando tutto in una lettera ed è in crisi per la malattia del figlio. Leggendo questo libro si percepisce un grande e profondo senso nelle parole e nella vita, anche quando sembra tutto perduto. Marco purtroppo soffre di progeria, una malattia genetica dovuta alla mutazione di un gene del DNA e questo purtroppo è indice di una vita molto breve. Ma l’aspetto peggiore è che Marco lo sa, la progeria non coinvolge le cellule celebrali, quindi, per tutti i suoi diciassette anni di vita sarà curioso, emotivo, consapevole, brillante ed intelligente. Quondam nonostante il dolore vuole dare a suo figlio la sua parte migliore, la cultura, e quindi nella brevissima vita di Marco, Stefano cerca di fargli vivere tutto il tempo di un’esistenza normale, raccontandogli di poeti ed eroi greci, cercando di sorpassare la paura con la forza della bellezza. Durante il racconto emergono moltissimi personaggi, tanti oggetti (come il taccuino di Marco e il pallone da calcio), mille storie greche, eventi significativi e un vortice di emozioni che partono dalla rabbia e dalla tristezza fino ad arrivare alla gioia e all’amore, il sentimento più complesso di tutti. Amore in senso lato.

“L’amore è ossessione; non designa un termine, non disegna un futuro, non esiste un progetto, un “faremo”, un “saremo”, e non esistono perché. Questa passione brilla di una luce così intensa , così insopportabile alla vista che non può durare più di un attimo, poi è solo il buio dell’attesa nella speranza di un altro evento simile…(pag 85)”  

Il vero protagonista del romanzo è proprio lui: l’Amore- L’amore per la letteratura greca, l’amore per Miranda –che resta amore anche se finisce, perché in fondo l’amore si trasforma ma non finisce mai-. O, ancora, l’amore di Marco per il calcio, l’amore di Quondam per il figlio e viceversa. Insomma, alla fine mi sono accorta che senza questo sentimento non sarebbe successo niente, che forse le nostre vite le muove l’amore. E che l’amore va oltre i confini, come le geostorie che qui raccontiamo, perché è fortissimo, perché non lo puoi chiudere in una stanza. E mi sono accorta che è l’amore a generare luce.

Marco è allora il mercante di luce perché è riuscito a insegnare a suo padre che esiste un senso che va oltre le apparenze, che è proprio dell’anima, degli uomini nobili. E che quel senso va cercato, alla fine dei giochi. C’è chi rischia di non trovarlo. Quondam lo trova grazie al figlio. Qualcuno forse l’amore ce lo deve spiegare. Con i fatti, però. Così da poterlo insegnare e trasmettere a nostra volta. E così Quondam, dopo un mese dalla morte del figlio, torna a lavorare: pur mantenendo dentro di sé il vuoto più grande del mondo, negli occhi, nella mente e nel cuore porterà per sempre “la luce” di Marco.

Recensione di Elia Buzzelli


Confini Immaginari, Frontiere e confini, La linea sottile tra presente e futuro, Parole, Rubriche

Les barrières linguistiques

L’expression barrière linguistique décrit l’incapacité de plusieurs personnes de langue maternelle différente à communiquer entre elles.

Dans le passé, les barrières linguistiques étaient très fortes. À l’époque, en particulier dans les pays les moins avancés, les gens du même pays ne pouvaient pas communiquer parce qu’ils parlaient de différentes langues. Aujourd’hui, ce problème peut être surmonté, depuis l’enfance.
Aujourd’hui, à l’école, nous apprenons plusieres langues ètrangères: l’Anglais mais aussi le Français, l’Ḗspagnol, l’Allemand, le Grec, le Latin et beaucoup d’autres langues.
De nos jours, on parle beaucoup de «compétences», comme d’aptitudes que nous avons personnellement et que nous sommes censés maitriser pour mieux évoluer dans notre vie personnelle et professionnelle.

Le domaine des langues n’échappe pas à cette tendance. À l’heure de la mondialisation et de l’ouverture des frontières, il ne faut plus avoir peur des barrières linguistiques et, au contraire, se donner les chances de les outrepasser.
Le cadre Européen Commun de Référence pour les Langues existe depuis 2002 et a pour objectif de mesurer les compétences en langues étrangères dans chaque État membre, mais aussi sur d’autres continents et est disponible en 40 langues.

Les compétences linguistiques sont évaluées sur 6 niveaux : débutant (A1, A2), intermédiaire (B1, B2), avancé (C1 et C2) et fournissent aussi une base pour la reconnaissance mutuelle de certifications en langues.
Nous élèves de la dernière année de l’école Alda Merini, nous avons suivi un cours de préparation pour soûtenir l’examen pour la Cèrtification en Langue Française DELF (Diplôme d’études en langue française). Il y avait deux cours pour deux niveaux: DELF A1 et DELF A2, tenus par nos professeurs de Français. L’éxamen pour le DELF A1 a eu lieu le 13 mai, et le 15 mai pour le niveau A2. Après cet examen, nous obtiendrons (on l’éspère) le cértificat de langue Français du niveau réspectif.
Le Diplôme d’Études en Langue Française (DELF) est un diplôme décerné par le ministère de l’éducation nationale français. Il valide le niveau de maîtrise du français langue étrangère du candidat dans toutes les compétences linguistiques: expression écrite et orale, compréhension écrite et orale. C’est un diplôme reconnu dans le monde entier et valide à vie. Nous avons soûtenu même des épreuves en langue anglaise pour cértifier nos compétences à la fin de ce premier cycle scolaire (INVALSI).

Ḗtudier une langue étrangère c’est une façon de rapprocher les peuples et les gens et de rencontrer de nouveaux amis, dans un monde global et interculturel.

Article de Davide Fantone

Confini Immaginari, Fantascienza, Frontiere e confini, Interviste, La linea sottile tra presente e futuro, Rubriche

Intervista a Fabrizio Farina

Intervista a Fabrizio Farina, curatore dei due volumi “Viaggi nello spazio” e “Viaggi nel tempo”, Einaudi.

Buongiorno Fabrizio e grazie per averci concesso un po’ del suo tempo e del suo “sapere”. Abbiamo letto “Viaggi nello spazio” e “Viaggi nel tempo” e li abbiamo amati da subito, entrambi. Li abbiamo scelti e poi letti perché, sul nostro sito, stiamo approfondendo la tematica del confine, di quanto sia giusto superarlo, di quanto i limiti spesso ci condizionino e di quel che c’è oltre questi limiti, reali o immaginari che siano. Superare, in qualche modo, tempo e spazio ci sembra la nuova frontiera da raggiungere. Lei ci ha fatto sognare con i brani dei grandi scrittori selezionati che hanno raccontato nelle loro opere viaggi nel tempo e nello spazio appunto. In base a cosa li ha selezionati?

Nel caso dei volumi sul tempo, spazio e ora la Luna, il criterio è quello di selezionare dei racconti che trattino il tema in modo originale, che siano ben scritti, che raccontino l’argomento in maniera accattivante (cosa che fortunatamente nella letteratura di fantascienza non manca) e se si ha la fortuna di trovarli, anche dei racconti inediti che rendono l’antologia ancora più interessante e unica.

Lei è il curatore di questi due volumi. Cosa fa tecnicamente il curatore?

Il compito del curatore è scegliere i racconti in base al proprio gusto e sensibilità. Per farlo bisogna leggere molto, non solo con occhio critico ma immergendosi nelle atmosfere delle diverse storie in cui ci si imbatte. Farsi trasportare insomma dalla fantasia degli scrittori.

Secondo lei viaggeremo presto davvero nel tempo e nello spazio? Se fosse possibile, lei partirebbe?

Nello spazio, come già sapete e seppur in modo limitato, ci siamo stati, il cosmonauta Jurij Gagarin il 12 aprile del 1961 fu il primo uomo nello spazio e 8 anni dopo la missione Apollo 11 porto Neil Armstrong e Buzz Aldrin a mettere piede sul suolo lunare. Il prossimo passo sarà portare l’uomo su Marte ed è questione di tempo, potrebbe già essere tra di voi chi porterà a termine questa impresa.  Sul viaggio nel tempo nutro molti dubbi, a livello teorico alcuni scienziati sostengono sia possibile, ma in pratica è ancora impossibile. Anche se tutti noi si viaggia nel futuro, solo che lo si fa di secondo in secondo.

Si è divertito di più a viaggiare nel tempo o nello spazio, scrivendo? Ma soprattutto, tempo e spazio possono davvero essere distinti? Noi abbiamo chiamato il nostro sito Geostorie, proprio perché le storie esistono nella geografia e viceversa. Può valere un po’ lo stesso discorso per una sorta di spaziotempo?

È come chiedere se vuoi più bene a papà o mamma: diciamo entrambi, anche se forse i viaggi nel tempo per la loro natura tutta “inverosimile” mi hanno affascinato di più. Lo spazio e il tempo sono inscindibili, la loro correlazione oltre che teorica è anche pratica. Infatti si parla sempre di spazio tempo, le distanze spaziali si calcolano in “anni luce” che è una quantità di tempo.

Nei due volumi ci sono brani tratti da Bradbury, Dick, Poe, Salgari, Voltaire: immaginiamo lei ami tutti questi scrittori, ma ce n’è uno che preferisce? Perché?

Amo Dick, per la sua capacità di prevedere il futuro, le invenzioni e le conseguenze che queste hanno sulla società. Di Bradbury mi piace la capacità di farti sentire dentro le avventure dei personaggi dei suoi racconti. Poe è un caso a parte, la sua scrittura la si ama a prescindere dalla storia che ti sta raccontando.

Le sue copertine sono sempre bellissime, specie quella di “Viaggi nel tempo” con l’illustrazione di Alejandro Burdisio. Quanto conta secondo lei la copertina in un libro? Lo chiediamo alla persona giusta vista la sua esperienza come cover designer…

La copertina è la faccia del libro, quella con cui si presenta in pubblico, deve attirare, farsi vedere senza esagerare, deve incuriosirti al punto di prendere in mano il libro e farti entrare in contatto con l’oggetto.

Cosa bolle adesso in pentola? C’è qualche nuovo lavoro in cantiere? Noi speriamo di sì, per poter viaggiare ancora insieme.

A giorni uscirà la terza antologia “Viaggi sulla Luna”, che raccoglie i racconti di autori di fantascienza come Ballard, Clarke e Heinlein e scrittori non propriamente del genere come Malerba, Landolfi e Buzzati, ma che ci portano, ognuno a suo modo, sulla Luna, a cinquant’anni dallo storico allunaggio avvenuto il 21 luglio del 1969.

Grazie.

Grazie a voi, ragazzi. Alla prossima.

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Tra bussole e reti: Alessandro Vanoli a Castel Di Sangro

Il 9 maggio abbiamo avuto ospite a scuola Alessandro Vanoli, un grande scrittore e studioso, e questo lo sapevamo già, ma abbiamo scoperto che è anche un grande uomo, dal cuore gentile e dalla mente libera. Che onore che è stato!

Con lui abbiamo parlato di questo libro, letto precedentemente, e quindi di Storia e storie, di Mediterraneo e di popoli, di lingue e di viaggi, di migrazioni, di pane e di caffè, di bussole e di strade perse, di internet e di abbracci. Ci siamo cimentati nel lavoro giornalistico, lo abbiamo intervistato e gli abbiamo fatto delle domande nate da alcune curiosità durante la lettura del libro. Insieme a noi c’erano le altre due terze dell’istituto e mentre parlava tutti eravamo affascinati, ci ha lasciato a bocca aperta quando raccontava dei suoi giri intorno al mondo, dei suoi lavori. Ci ha fatto riflettere su tematiche attuali, sull’importanza dell’onestà e della gentilezza, sullo studio che è fondamentale. Da questo incontro usciamo arricchiti.

Classe 3B

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THE IMITATION GAME

Anno: 2014

Protagonista: Benedict Cumberbatch

Genere: biografico, drammatico

Durante la seconda guerra mondiale, a Manchester, Alan Turing, geniale matematico inglese e grande esperto di crittografia, viene incaricato di decriptare il codice Enigma, ideato dai nazisti per comunicare segretamente le loro operazioni militari. Decifrare i codici della macchina Enigma è una specie di mission impossible perché il meccanismo è estremamente complesso, ma soprattutto perché i tedeschi cambiano la chiave di codificazione ogni 24 ore. I sistemi finora utilizzati non avevano portato frutti, allora il matematico decide di cambiare metodo e chiede a Churchill un enorme finanziamento per realizzare il suo progetto. Iniziano i lavori: nel frattempo il matematico viene ostacolato da molti nemici, invidiosi di lui per motivi diversi, ma il suo piano va a buon fine. Però, alla fine della missione Enigma e a conclusione del conflitto mondiale, si comincia ad indagare su Turing e sulla sua omosessualità e, poiché in quel momento storico essere omosessuali era considerato un grave reato, lo studioso doveva essere punito o con il carcere o con la castrazione chimica. Il protagonista sceglie la seconda e si suicida alla fine del film. O meglio, nei titoli di coda è scritto del suicidio, così come ci sono altre informazioni importanti su Enigma, sul lavoro immenso svolto dallo scienziato (che è oggi considerato un pre-inventore del computer) e sulle tante vite in questo modo salvate da lui.

Questo film mi è piaciuto moltissimo, innanzitutto per come è raccontato, perché è appassionante, e poi perché ho ritrovato argomenti storici studiati in classe. Inoltre mi ha trasmesso due messaggi molto importanti: per prima cosa mi ha fatto capire che è fondamentale rispettare i diritti di tutti e, soprattutto, mi ha fatto riflettere su quanto è importante poter fare qualcosa per gli altri, ognuno secondo le proprie possibilità. Possiamo essere in qualche modo tutti dei piccoli e grandi Alan Turing del futuro.

Recensione di Emanuele Gentile.