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Pirandello e il sole

Ogni giorno è un po’ come se interrogassimo lo specchio sul nostro stato emotivo e sulle nostre fattezze, mettendo a nudo la nostra vera persona. Riflettendoci emergono le nostre insicurezze e i nostri difetti e se vogliamo correggerli dobbiamo prima imparare ad accettare noi stessi.
Lo specchio rivela a ognuno di noi segreti, pensieri e parti di noi stessi che fino ad all’ora non conoscevamo o che non volevamo conoscere per paura di non essere accettati dagli altri. Ebbene si, ecco il potere di questa superficie riflettente che indaga a fondo su di noi con un solo e sfuggente riflesso; ma adesso parliamo di me. Come si sa molte volte è difficile guardarsi allo specchio e riuscire a riconoscere se stessi e anche ad accettare i difetti e le insicurezze che vengono messe completamente a nudo: se non si riescono ad accettare vengono camuffate da un prototipo di “maschera”, concetto espresso molto bene da Pirandello, per apparire agli occhi degli altri e della società in modo diverso. Fortunatamente non ho mai avuto il problema di auto-vedermi in un specchio e mi sono sempre accetta per quello che sono, ma tante volte guardandomi mi è capitato di domandarmi: chi sono? Può sembrare una domanda banale, ma in realtà è una domanda molto profonda e oserei dire anche complessa.

Sapere chi essere alla mia età non è poi cosi semplice e sicuramente la mia personalità si definirà con il tempo, crescendo. Vedendomi ad uno specchio la mia immagine si colora in base ai miei stati d’animo, ma in generale vedo una ragazza che sta crescendo, che sogna in grande e che vuole scoprire tante cose fuori e dentro di sé. Il mio riflesso nello specchio mi fa capire alcune volte che forse non mi conosco fino in fondo e che vedrò tutto ciò che non conosco di me stessa crescendo, costruendo la vita. Sono orgogliosa della persona che sto diventando perché giorno per giorno mi accorgo di maturare cresce. Il mio rapporto con lo specchio è un po’ come quello del sole che si riflette, perché alcune volte mi sembra di spendere, altre volte invece è come il riflesso del sole che però rimbalza dal lato opposto, vedendo un’immagine di me sfuggente e non del tutto completa.
Trovo ciò completamente normale, perché si cresce e si cambia. Concludo dicendo che sapere chi essere alla mia età, come ho detto prima, è davvero complicato maggiormente quando domande del genere ce le poniamo in un momento difficile, come quello che
stiamo vivendo, in cui le certezze che hai sempre avuto iniziano a mancare e fanno un leggero spazio alle altre mille domande che ti poni.


Ma la vita, come disse Jim Morrison, è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo.

Articolo di Angelica Ianiro, 3C

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Il nocciolo della pesca

Chi sono? Scoprirlo è uno degli scopi più importanti della vita.
Riuscire a descrivere se stessi esattamente per come si è. E il miglior modo per iniziare a farlo è specchiarsi e guardare oltre l’apparenza, oltre l’aspetto fisico, oltre la conoscenza, oltre il carattere, ma cercare l’io.
Cos’è realmente l’io? Direi la parte più importante di noi, quella che molte volte nascondiamo, la parte piena di insicurezze, in cui riponiamo le nostre paure, le nostre vittorie, un po’ come una pesca: mangiandola si arriva piano piano al nocciolo da dove tutto è iniziato, ed è come imparare a conoscersi davvero, sempre piano piano, senza troppa fretta. 
Arrivare al nocciolo vuol dire spogliarsi da tutto lo strato che c’è prima, della polpa, per arrivare a quel punto in cui ti sembra di essere vulnerabile a qualsiasi cosa, eppure tutti noi sappiamo bene che quel nocciolo non si mangia e non si rompe.

Bene, quel nocciolo siamo noi, i veri noi senza alcuna maschera o strato di zucchero, acqua e tutto ciò che compone un frutto, solo NOI. Lo scopo della vita è riuscire ad arrivare lì, al nocciolo, al punto da conoscere ogni cosa di se stessi, ogni piccolo segreto, ogni piccola e singola parte di sé, e ciò non va dimostrato a nessuno se non a noi stessi.
Inoltre conoscersi, arrivare al centro, vuol dire scoprire anche le nostre predisposizioni che possono essere nell’ambito del lavoro come in quello dello sport. Sapere anche quello che vogliamo fare nella vita, iniziare a pensare alle possibili opzioni da scegliere più avanti, ma, prima di questo, dobbiamo essere sicuri di ciò che stiamo facendo e domandarci: “Sto seguendo la giusta strada?”

Sono orgogliosa di ciò che sto diventando? Saper rispondere a queste domande significa tanto perciò impariamo a conoscerci senza paura di sbagliare e senza arrenderci mai di fronte alle prime difficoltà, ma arrivare fino alla fine per tagliare il traguardo e conquistare il nostro podio.

Articolo di Arianna Gasbarro, 3C

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La mia rimonta

Chi sono io? Un ragazzo di 13 anni, ovvio, o più specificamente un essere umano. Quando mi guardo allo specchio vedo un ragazzo con occhi verdi, capelli castani, 42 di taglia di piedi e di aspetto fisico direi che sono non troppo magro ma nemmeno troppo grosso. Ma vedi, amico specchio, è molto più complesso di così.

Tutti nella nostra vita ci siamo almeno una volta guardati attraverso di te e abbiamo visto chi siamo veramente, perché ci siamo fermati a riflettere. Nel mondo di oggi tutti danno importanza all’aspetto fisico, pre-giudicando una persona qualsiasi non dal suo carattere e dalle sue qualità, ma dal suo aspetto. Questo è un tratto che ha sempre descritto le cattive abitudini della razza umana, pre-giudicare una persona. Giudicarla prima, quindi, senza nemmeno conoscerla. Eppure quando ci guardiamo allo specchio siamo già pregiudicati, beh si da noi stessi: non è lo specchio ma noi siamo gli antagonisti di noi stessi, noi siamo il nostro più grande giudice.

Personalmente quando io mi guardo allo specchio non mi giudico né in modo negativo ma neanche in modo positivo, io sono quello che sono e mi piace così. Mi piace così perché sono felice della mia crescita, interiore ed esteriore. Vedo tutti e due questi cambiamenti. Da piccolo, ad esempio, molte persone erano più alte di me (non significa che io ero basso, anzi ero nella media). Quando arrivò il covid, qualche tempo fa, nel mio paese, io e i miei amici, aimé, ci siamo contagiati. Durò un mese e quattro giorni e furono giorni di inferno, chiuso dentro la mia cameretta senza televisione né vita, ma poi tutto è passato e da lì ho iniziato ad avvertire che in me era avvenuta una grande crescita anzi una grande rimonta come nelle partite: sono cresciuto in altezza, ma anche in altezza interiore, se così si può dire. Questa è stata una delle battaglie più belle della mia crescita anzi della mia evoluzione, che è appena iniziata e chissà quante belle sorprese mi riserva ancora.

Articolo di Federico Curti, 3C