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Articoli Recenti, Attualità: come va il mondo, La linea sottile tra presente e futuro, Sostenibilità

Urbano VS Rurale

Il brano di Marcovaldo che abbiamo letto a scuola mi ha fatto riflettere sulle differenza tra la vita di campagna e quella di città. Credo che ognuno di noi almeno una volta nella vita si sia posto la domanda “dove è meglio vivere”. Al giorno d’oggi le persone che abbandonano la campagna per trasferirsi in città sono molte, è la tendenza degli ultimi decenni se ci pensiamo. Il primo motivo che spinge a spostarsi è il lavoro, perché la città come sappiamo offre più opportunità lavorative. Dipende anche dalla personalità di ognuno, dalle abitudini, dagli stili di vita ecc. La vita di città, ad ogni modo, ha vantaggi e svantaggi ed è molto diversa da quella di campagna che, allo stesso modo, ha pro e contro.

In città la vita non si può certo definire noiosa perché si ha la possibilità di fare tantissime cose, frequentare teatri, musei, bar di ogni genere, ristoranti, cinema, scuole, palestre, negozi, avere ospedali e studi medici vicino casa, mezzi di trasporto che permettono di spostarsi da un luogo ad un altro. Insomma qualsiasi cosa ci viene in mente è a nostra disposizione. Anche la vita sociale è diversa perché possiamo frequentare gli amici, studiare insieme, parlare e confrontarci a vicenda con estrema facilità e soprattutto confrontarsi con molta più gente, rispetto a un paese medio piccolo. Dietro tutto questo però ci sono anche molti svantaggi. Infatti in città non c’è tranquillità, silenzio e relax, come quelli che invece abbiamo in campagna: quella in città è una vita frenetica, ogni giorno dobbiamo tener conto del traffico, dei parcheggi che non si trovano facilmente e, non ultimo, dell’inquinamento. C’è troppo cemento e palazzi che non permettono di vedere i colori delle stagioni. A meno che non si è attentissimi osservatori come il nostro personaggio di Calvino.

In campagna invece le vite scorrono proprio in base alle stagioni, in maniera semplice, naturale, ciclica: la vita rurale ci offre aria pulita, ci si può immergere nella natura con estrema facilità, camminare tra gli altri, riscoprire noi stessi, sentire il rumore di un ruscello, il cinguettio degli uccelli e chi ama gli animali può tenerli senza che nessuno intorno si lamenti. La nostra salute è sicuramente migliore senza stress ed ansie e con un livello di inquinamento sicuramente inferiore. Anche la nostra alimentazione è diversa, troviamo facilmente prodotti bio a km 0 oppure abbiamo la possibilità di coltivare un nostro orticello, allevare il bestiame ecc. Anche la campagna però ha i suoi svantaggi. Purtroppo ci sono meno opportunità di lavoro, mancanza di servizi principali, soprattutto manca la vita sociale. Infatti spesso viviamo isolati e lontani dal mondo tecnologico, a volte ancora senza wifi in alcuni piccoli centri, specialmente dell’Italia interna, appenninica e non solo, e per spostarci è necessario avere una macchina o un qualsiasi mezzo di trasporto, altrimenti tutto è più difficile.
Io che abito in un paese di montagna sarei curioso almeno una volta di vivere un periodo in città, per potermi rendere conto delle differenze e delle difficoltà. Magari quando crescerò andrò a studiare fuori e lo sperimenterò. Ma allo stesso tempo, per ora, preferisco la campagna, perché trovo sia fondamentale vivere in natura. Secondo natura, anche.

Articolo di Paolo Lanno, classe 3C

Articoli Lo Specchio, Articoli Recenti, Cambiamento climatico e Agenda 2030

Abbiamo anche dei doveri

È vero che la nostra Terra è in affanno. Lo è per i tanti problemi che la affliggono, la distruggono, la modificano negativamente e che la fanno piangere. L’inquinamento è uno di questi. Sono molto sensibile a questo argomento perché trovo profondamente ingiusto che l’uomo sia stato capace di rovinare un bene cosi prezioso che non è un bene assoluto di qualcuno, ma di tutti. Ognuno ha il diritto di godere della bellezza della natura, dei suoi fiumi che alimentano terre e dissetano animali e che sono l’habitat di molte specie di pesci; chiunque ha il diritto di usufruire della maestosità degli alberi, dei loro frutti, della loro ombra, delle loro rigogliose chiome che sono il rifugio di molti uccelli; ognuno ha anche il diritto di godere delle montagne per lo sport, per attraversare i propri paesi, godere dei colori che assumono nelle varie stagioni oppure solo di rimanere incantati per via della loro bellezza.

Ma abbiamo anche dei doveri. Non solo diritti. Anche nei confronti della Natura e non solo degli altri esseri umani.

L’uomo non ha utilizzato la natura solo per vivere, così come abbiamo studiato che ha fatto nei primi secoli della formazione della Terra, ma è arrivato a sfruttarla, cioè ottenere da essa sempre di più senza rispettarla; senza curarsi delle conseguenze, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui l’inquinamento è ovunque ed è causa di morte di molte specie viventi, compreso l’uomo. L’uomo, di questo passo, morirà per la sua stessa mano. Ma che follia è mai questa? Vogliamo rendercene conto prima che sia tardi?

Ognuno di noi è chiamato allora a curare e a rispettare ciò che lo circonda. E un concetto che bisogna avere chiaro è che tutti (ma davvero tutti) possiamo fare qualcosa, iniziando dai piccoli gesti quotidiani perché uniti a quelli degli altri, daranno alla natura un grande aiuto e un sospiro di sollievo; per esempio, chiudere il rubinetto mentre ci spazzoliamo i denti, così da risparmia acqua; o spegnere la macchina quando si è fermi, evitando
così inutili emissioni di gas; impegnarsi nella raccolta differenziata, che tra l’altro diventa un’attività divertente per certi aspetti. Molti pensano che sia troppo tardi per porre rimedio ai danni fatti in passato, invece, secondo me, tutti possiamo contribuire a salvare il Pianeta. L’unione, infatti, fa la forza.

Articolo di Irene Buzzelli

Cambiamento climatico e Agenda 2030, Smart City, Sostenibilità

Sustainability

Sustainability is a condition of development to grant the fulfillment of the needs of the present generation without compromising the possibility of future generations to fulfil theirs. This concept of sustainability was introduced during the first conference UN on environment in 1972.

Agenda 2030

Agenda 2030 for Sustainable Development is an action programme signed by the governments of the 193 UN member counties in September 2015. The 17 Sustainable Development Goals (SDGs) and the 169 associated goals are the core of Agenda 2030. They take into account the 3 dimensions of sustainable development: economics, social and ecological.

The 17 common goals focus on important issues for development: the struggle against poverty, the elimination of hunger and the fight to climate changes. “Common goals” means that they are shared by all countries and individuals: nobody must be left behind, sustainability is now our priority. .

The  sustainable development goals will have to be realized by 2030. This means that every country in the world has to give its contribution.

Sustainable Cities: Examples In Europe And In The World

An example of a sustainable city is London where, in the area of Canary Wharf and in Westfield Shopping center, Pavengen technology is used. This technology turns people’s steps on the pavement into electric energy.

Mexico City was one of the first cities in the world to try the use of “Smog-eating“, panels on the walls of buildings to reduce pollution.

And…Rome: a five- floor tall heron hunts its prey in a polluted sea and in the same time it removes air pollution in one of the most congested crossroads of Rome. “Hunting Pollution is the biggest green mural in Europe. It was created in Rome Ostiense borough and the paint whereby it was made is very special: twelve square metres of it can absorb noxious substances emitted by a single car in one day. According to calculation, the whole painting, more than one thousand square metres wide, will clean the city air so much as 30 trees can do. Author of such art work is Federico Massa, known under the art name of Iena Cruz, a street artist from Milan who is known worldwide. He has been tackling for years now the issues of environmental pollution, global warming and of dying species like, for example, the heron.

Article by Giulia Romano

Migranti Ambientali, Sostenibilità

MIGRANTI AMBIENTALI: IL RAPPORTO TRA CLIMA E MIGRAZIONI

I MIGRANTI AMBIENTALI SONO COLORO CHE SI TROVANO COSTRETTI A DOVER ABBANDONARE IL PROPRIO PAESE PER PROBLEMI CHE RIGUARDANO L’AMBIENTE.

Ci sembrava un argomento da approfondire visto che unisce due tematiche centrali trattate a scuola quest’anno: il cambiamento climatico e le migrazioni.

Tutta la storia dell’umanità è una storia di trasformazioni e spostamenti, di migrazioni in fondo, generalmente di gruppo. E oggi questo è fenomeno molto dibattuto, ne abbiamo parlato qui.

Le cause sono tante, ma alcune inaspettate. Chi conosce per esempio i migranti ambientali? Se na parla ancora poco, eppure esistono nel mondo persone costrette ad abbandonare le proprie case e i propri affetti e a causa di vari problemi di natura ambientale, quali terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche, ma anche cicloni e uragani o, ancora, a causa di processi ambientali (e quindi se sono processi non sono fenomeni improvvisi ma progressivi) come siccità, desertificazione, innalzamento del livello del mare e scioglimento dei ghiacciai etc. Ma le cause di queste migrazioni ambientali non finiscono qui: si è costretti ad andar via dai propri territori anche per motivi legati ai conflitti causati dal controllo delle risorse naturali: sono molte le guerre legate a problemi ambientali e soprattutto, viste le risorse limitate del pianeta, saranno sempre di più e sempre più subdole. Insomma, il fenomeno non è per niente da sottovalutare, anche se pochi ne sono a conoscenza.

I profughi ambientali e la Convezione di Ginevra

Che siano conflitti o disastri naturali, di solito i problemi sono provocati dall’azione antropica. A causa di uomini, altri uomini devono fuggire dal degrado ambientale e, a differenza di altri tipi di migrazione, non sono riconosciu­ti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e quindi non sono tutelati da nessuna normativa. Sul termine da usare non sono tutti d’accordo. C’è chi parla di profughi ambientali, chi di migranti ambientali, altri di profughi climatici o eco-profughi, altri ancora rifugiati climatici. Ma la parola rifugiato al momento non è utilizzabile: la Convenzione di Ginevra del 1951, infatti, concede lo stato di rifugiato solo a chi è perseguitato per “razza” (e non abbiamo usato a caso le virgolette, leggete qui), religione, cittadinanza, appartenenza a un gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche o, ovviamente, a causa di guerre.

Forse nel futuro si dovranno rivedere le cose. E quindi mancando lo status giuridico di profughi per queste persone, è se vogliamo più difficile inquadrare il fenomeno.

Come emerge chiaramente da queste prime riflessioni, il fenomeno delle migrazioni ambientali interesserà un numero sempre maggiore di persone e coinvolgerà quasi tutte le Nazioni, se non come aree di partenza almeno come aree di arrivo.

Abbiamo analizzato dei dati e abbiamo notato che il numero di migranti in fuga da questi fenomeni, a partire dalla siccità fino ad arrivare alle alluvioni, crescerà enormemente nei prossimi anni. Secondo la Banca Mondiale entro il 2050, 143 milioni di “profughi ambientali” si sposteranno nel mondo.

I migranti ambientali, come messo in evidenza nelle righe precedenti, partono per una serie di motivazioni che si sovrappongono e s’intersecano. Di solito, è bene ricordarlo, non si emigra mai per un solo motivo. È stato ormai riconosciuto però che la componente ambientale ha un peso da non sottovalutare e quindi il discorso sul rapporto tra ambiente e migrazioni è assolutamente da affrontare tanto a livello globale quanto locale. Nei prossimi anni bisognerà puntare all’elaborazione di politiche globali efficaci alle quali far riferimento, ma anche e soprattutto sarà necessario parlare di garanzie giuridiche pr questa categoria di migranti. Insomma, il fenomeno ci sembra complesso e va analizzato su più fronti, sicuramente quello sociale e ambientale insieme. Di sicuro dobbiamo riscoprire la bellezza e l’importanza di curare e amare l’ambiente che ci ospita, altrimenti le conseguenze potrebbero non piacerci.