Confini Immaginari, Diversità e disabilità, Frontiere e confini, Razzismo

IL RAZZISMO

A proposito di confini immaginari, frontiere e limiti imposti della nostra mente che spesso ci hanno fatto perdere possibilità importanti di incontro con l’altro, parliamo di razzismo.

Un salto nel passato: il razzismo affonda le sue radici in tempi antichi. Nel Medioevo, per esempio, alcuni sovrani cristiani vollero impadronirsi delle fortune dei banchieri ebrei; più avanti, intorno al 1500, Spagna e Portogallo portarono schiavi africani nelle loro colonie per impiegarli nei lavori più faticosi senza paga, o quando il 31 marzo 1492 dopo l’unificazione delle corone spagnole, il re e la regina di Spagna firmano la legge per espellere tutti gli uomini di religione ebrea dal territorio spagnolo. Poi l’ideologia razziale acquistò una grande importanza politica tra il 1800 e il 1900, quando cominciarono a diffondersi le teorie sulla superiorità della razza ariana. Il razzismo si diffuse molto, come potete immaginare, anche durante il periodo del colonialismo, quando alcune potenze europee svilupparono una forte idea di discriminazione e disprezzo nei confronti degli indigeni in America, per esempio, o con le persone di colore in Africa. Prima di ciò, il concetto di razzismo era legato “semplicemente” al fatto che un popolo era diverso da un altro popolo. Quando nel 1912 l’Italia attaccò la Libia fece emergere un diffuso razzismo anche nella convinzione della superiorità dei bianchi, e della conseguente inferiorità delle persone di colore. Da qui nascerà la convinzione del diritto/dovere dei bianchi di portare la “civilizzazione” verso popoli ritenuti inferiori.
Tra il 1870 e il 1910 in Europa nacque la teoria razzista che accentuò un’elevata violenza contro il diverso. Il razzismo affermò che, come in natura ci sono animali più nobili e forti di altri, questo era uguale per gli uomini.

Eppure, nelle epoche più lontane, si aveva un giudizio discriminatorio che più che alle razze era legato alla società: il patrizio (nobile) era superiore al plebeo (povero) che, se libero, era superiore allo schiavo. La discriminazione passa allora anche da altri fattori, come la società o il sesso. Non si deve dimenticare che molte società di oggi sono sessiste e considerano l’uomo più forte, più intelligente, per il semplice fatto di essere di sesso maschile, e le donne vengono considerate biologicamente inferiori, solo perché tali.
La mentalità premoderna non avrebbe mai considerato uno schiavo bianco superiore ad un principe arabo di pelle più scura nel campo sociale, ma lo avrebbe fatto in ambito culturale e religioso. Però se il nobile arabo si fosse convertito al cristianesimo esso sarebbe diventato superiore allo schiavo da tutti i punti di vista. Questo fa riemergere l’ideologia di superiorità di casta. Ma fa emergere allo stesso tempo una gran confusione. Sembra che queste teorie discriminatorie facciano acqua da tutte le parti. Diciamo che non ci hanno convinti… allora abbiamo cercato di capire di più.

che confusione!

Il razzismo scientifico: si è sentito parlare, in certi momenti (tristi momenti) storici, di razzismo scientifico, che è definito come lo studio che appoggia e giustifica le ideologie razziali, diventando fondamento scientifico alla cosiddetta “scienza delle razze umane”. Il razzismo scientifico usa l’antropologia, l’antropometria, la craniometria e altre pseudo-discipline per classificare le razze umane distinguendole fisicamente e separandole, così da poter affermare che una sia superiore all’altra. Il razzismo scientifico si è diffuso dal XVII secolo fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Caspita, questo ci fa riflettere: la guerra mondiale è finita poco tempo fa…possibile che l’uomo abbia ritenuto vere queste teorie? Nel XX secolo, però, per fortuna, il razzismo di base scientifica fu criticato e giudicato non corretto, sempre più screditato a livello scientifico ma ampliamente utilizzato per la consolidare l’ideologia razzista in tutto il mondo, per fare propaganda. Con la fine del secondo conflitto mondiale il razzismo scientifico fu formalmente denunciato in una dichiarazione dell’Unesco del 1950 che appoggia l’antirazzismo. E, poiché la genetica evolutiva si è sviluppata in maniera tale che le differenze genetiche umane non sono più considerate esistenti, in materia di razza, noi oggi non abbiamo più il concetto di razza.

Il razzismo in Europa
In Germania: la conseguenza del razzismo che si diffuse, prima in Germania e poi in tutta Europa, fu l’Olocausto. Purtroppo non serve spiegare di cosa si tratta, si sa molto bene. Quello che si sa meno è che si tratta di razzismo non solo contro gli ebrei, sicuramente in maniera più massiccia, ma anche verso rom, extra comunitari, disabili e gente di colore.
In Italia: l’Italia nel periodo fascista aveva praticato un’ideologia razzista per compiacere la Germania, il suo maggior alleato. Purtroppo in Italia furono emanate delle leggi razziali, le leggi razziali fasciste, rivolte prevalentemente contro le persone di religione ebraica, fra il 1938 e il 1945, che sono un insieme di provvedimenti applicati inizialmente dal regime fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana.
In Polonia: durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo la conquista della Polonia, i nazisti avevano imposto un forte razzismo e fatto dilagare un sentimento di disprezzo prima contro gli ebrei e poi contro polacchi. Anche dopo la guerra il razzismo in Polonia è stato forte e il nazismo ha corrotto la cittadinanza polacca fino a far credere loro che la fortuna sarebbe arrivata tramite Hitler.

In Italia accadeva questo.

Il razzismo in Africa
In Sudafrica e Namibia: l’Apartheid è la politica di segregazione razziale da parte di etnie bianche nel Sudafrica che è stata in vigore dal secondo dopoguerra fino al 1994. L’Apartheid è stato dichiarato crimine internazionale contro l’umanità da una convenzione delle Nazioni Unite entrata in vigore nel 1976. Recentemente è stato inserito nella lista dei crimini contro l’umanità perseguibili dalla Corte Penale Internazionale.
In Ruanda: laquestione del razzismo qui si riscontra principalmente nel genocidio del 1994, uno dei più terribili massacri del XX secolo. La maggior parte delle vittime era di etnia Tutsi, una minoranza rispetto agli Hutu cioè il gruppo etnico maggiore a qui facevano capo i principali gruppi responsabili dell’omicidio. Nel massacro non furono risparmiati nemmeno gli Hutu moderati. Dal punto di vista genetico i due gruppi etnici sono estremamente affini ed esattamente come in tutti i fenomeni razzisti, le differenze sono principalmente sociali e culturali.

Il razzismo in Asia
In Giappone
: qui i casi di discriminazione razziale riguardano quasi esclusivamente le minoranze etniche, in particolar modo le popolazioni Ainu, Burakumin, Ryukyuani, cioè i discendenti degli immigrati dai paesi vicini, e dei nuovi immigrati giunti soprattutto da Brasile, Filippine e Vietnam. Questo è dovuto principalmente dalla convinzione della gente nipponica che solo persone del loro stesso “tipo” possono capire la solo cultura. La costituzione giapponese proclama l’uguaglianza, davanti alla legge, di tutti i cittadini da ogni punto di vista, ma nonostante questo non prevede reali provvedimenti penali contro chi compie discriminazioni legate a queste questioni.

Il razzismo in America
Negli USA
: il razzismo su base pseudo-scientifica in America fu rafforzato dalle guerre indiane. Per giustificare il genocidio compiuto sugli indigeni è stato detto di tutto. Tutto senza un vero fondamento, però. E alla fine la conquista delle Americhe portò allo sterminio di milioni di indiani: si trttò del genocidio più numeroso della storia. Lo sterminio indiano fu ripreso da Hitler come esempio per la soluzione finale, fin dalle primissime edizioni del Mein Kampf (la mia battaglia), manuale d’ideologia razzista e nazionalsocialista. Andiamo a vedere la situazione dell’America coloniale prima che la schiavitù fosse giustificata e praticata su ideologia razziale: prima, dunque, schiavi sia neri che bianchi lavoravano insieme, con la differenza però che uno schiavo bianco dopo un certo periodo di tempo recuperava la propria libertà mentre questo non era previsto per gli schiavi neri. Dopo una serie di rivolte si arrivò ad usare solo schiavi neri. Così la razza e la condizione sociale arrivarono quasi a coincidere e ancora oggi negli Usa per certi verso questo resta un concetto controverso. Dopo l’Indipendenza, la legge americana garantiva la cittadinanza a tutti i cittadini bianchi liberi, cioè a tutti coloro che avevano origine anglosassone.Intorno agli anni ’40 del XIX, quando la popolazione americana divenne sempre più variegata, e pure sempre più colorata viste le immigrazioni in questo territorio da ogni parte del mondo, si dovette quindi stabilire chi fossero i “bianchi” attraverso una gerarchia di diverse razze al cui vertice si trovavano gli anglosassoni e i popoli nordici.

Il razzismo in Australia
In Australia la popolazione aborigena è stata sterminata dalla colonizzazione che, attraverso numerosi omicidi, ha ridotto la popolazione aborigena di circa il 90% tra il XIX e il XX secolo. Sono numeri stratosferici!

Ci viene da riflettere dunque:basi scientifiche a giustificare il razzismo non ce ne sono, pretesti culturali invece sì.
Ma questi signori che hanno praticato il razzismo e lo praticano ancora oggi lo sanno che un uomo ha la pelle nera se abita nelle zone geograficamente attraversate dall’equatore? Perché è caldo, i raggi del sole sono perpendicolari qui e rendono l’ambiente torrido e la pelle dell’uomo deve essere preparata, scusa e forte, per sopravvivere. Si tratta di pigmentazione della pelle in base al punto del globo in cui l’uomo vive. Quindi è semplice: l’uomo si adatta, come un qualsiasi altro essere vivente, al bioma in cui vive. I popoli di carnagione chiara allora abiteranno al Nord. Tipo gli Scandinavi. O anche i cinesi e giapponesi. Questi ultimi, oltre a essere chiari, abitando su altipiani, e quindi ad altezze elevate, hanno sviluppato gli occhi a mandorla per far sì che i raggi solari e il vento forte potessero dare eccessivo fastidio… Anche la forma del naso è una questione di adattamento: coloro che vivono in luoghi caldi e umidi tendono ad avere le narici più larghe rispetto a quelli che vivono in ambienti freddi. Le narici infatti regolano la temperatura e l’umidità dell’aria inalata. Insomma ci sono delle caratteristiche che sono legate all’ambiente e al clima. E poi ci sono gli incroci, le contaminazioni del mondo moderno: pelle di mille sfumature, uomini e donne bellissime che nascono dagli incontri di popoli e che ci fanno credere in un mondo migliore. Un mondo possibile.

Articolo di Davide Fantone ed Èlia Buzzelli, 3°B, Castel di Sangro.

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