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Un delicatissimo fiore per dirvi BUON ANNO

Violenza: una parola che non riesco nemmeno ad ascoltare, per quanto fa male. Sento in televisione parlare di violenza subita da donne che vengono spesso uccise dai loro mariti, fidanzati o compagni, cioè da persone che dovrebbero amarle, proteggerle e difenderle, o forse, ancora più giustamente, semplicemente rispettarle, in quanto esseri umani. Ho letto che molte di queste violenze si consumano tra le mura di casa, il luogo in cui ognuno di noi si dovrebbe sentire protetto. Questi atti hanno delle ripercussioni anche a livello mentale, poiché spesso le donne che le subiscono arrivano addirittura a giustificare gli autori, pensando che questi gesti non si verificheranno più e invece no, si ripeteranno eccome. Queste donne diventano tristemente deboli, accettando uno schiaffo al posto di una carezza, un pugno invece di un abbraccio, un calcio anziché un bacio.

Attenzione però, perché anche le carezze, l’abbraccio o il bacio non desiderato sono una forma di violenza. Spesso infatti un amore non corrisposto porta l’uomo a vendicarsi verso una donna. A volte penso più per ignoranza: l’amore non può andare a comando. O, ancora, ho sentito giustificare violenze fatte a ragazze perché l’abbigliamento era provocante e quindi invogliava l’uomo a essere l’artefice di questi atti. Sono ovviamente contraria a questo pensiero! Una minigonna o una camicia scollata non potranno mai essere il pretesto di questi vergognosi atti di violenza.

Esiste poi un’altra forma di violenza, quella psicologica, forse la più subdola, tanto che molti la ritengono erroneamente meno aggressiva, meno grave perché forse non lascia lividi ma, essendo provocata delle parole, va a colpire, in modo nascosto, l’autostima. E fa male quanto un pugno, forse anche di più. Esse vanno aiutate; non possiamo rimanere in silenzio davanti a questi orrori! Spesso si subisce perché non si ha la forza di reagire, quindi ognuno di noi ha il dovere morale di stare accanto a queste persone sofferenti e convincerle a denunciare questi abusi. Ed abbiamo il dovere di educare le persone al rispetto, al cambiamento: maschi o femmine che siano!

Il 25 novembre si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ma questo è un fenomeno da combattere tutti i giorni, a scuola ad esempio, oppure sensibilizzando l’opinione pubblica, o attraverso l’operato di centri antiviolenza che possono collaborare con le istituzioni. L’informazione può passare anche attraverso la televisione o canali social più utilizzati dalle nuove generazioni.

Penso che l’unione faccia la forza anche in questi casi, tutti insieme possiamo aiutare le donne vittime di questi atroci soprusi a uscire dal tunnel in cui si trovano e
regalare loro una nuova vita. Ogni vita umana è un delicatissimo fiore che merita un’altra primavera dopo l’inverno.

Vogliamo cominciare così il nuovo anno, con questo articolo contro la violenza sulle donne, ma contro ogni violenza in generale. La cultura è la base da cui partire per sconfiggere ogni violenza. Educare alla conoscenza e all’empatia, quindi, perché le cose cambino davvero. Con lo studio per conoscere e indagare i fatti, e con l’empatia, perché se non ci mettiamo nei panni dell’altro il nostro valore di essere umani non è molto alto.
Noi ci crediamo, e lo mettiamo in pratica giorno dopo giorno nel nostro piccolo.

Buon anno.

Articolo di Irene Buzzelli

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No. Non è un omicidio passionale

Ancora oggi i femminicidi vengono codificati dalla cronaca come “omicidio passionale”, “d’amore”, “momento di gelosia”, quasi si sentisse il bisogno di dare una giustificazione a qualcosa che è in realtà mostruoso. Assurdo, tutto questo è assurdo, perché la morte e la violenza con l’amore non c’entrano niente.
Ai femminicidi, poi, si aggiungono violenze quotidiane e varie forme di abuso che, per secoli, sono stati giustificati o nascosti. Basta tornare indietro al Medioevo, quando una donna non poteva litigare con il marito che subito veniva maltrattata e condannata all’immersione in acqua con lo sgabello. Non dimentichiamo poi la sottomissione e la violenza subita da migliaia di mogli e figlie, nel tempo, costrette a vivere nel silenzio per mantenere il buon nome della famiglia. Si tratta di un bagaglio e di un argomento pesante, che solo ora viene aperto e reso pubblico risvegliando la sensibilità di molti che che semplicemente non volevano né vedere né sentire.

Tutto ciò secondo me può avvenire per diverse ragioni, ma due sono forse più lampanti. La prima è il fatto che per millenni la donna è sempre stata considerata inferiore all’uomo, basti pensare al diritto di voto che è arrivato dopo, per dirne una. In secondo luogo la donna viene spesso considerata più debole rispetto al compagno, dunque è molto facile incutere timore, sottomettere e alzare le mani. Tornando allora ai giorni nostri, ad emancipazione femminile realizzata quasi in pieno, almeno nella nostra parte di mondo, sembra surreale che ci siano donne sottomesse e maltrattate dai proprio compagni, le quali ogni giorno subiscono violenze non solo fisiche ma anche psicologiche e verbali. Eppure ci sono, e sono loro stesse a non denunciare, a sopportare, a sperare che un giorno la situazione possa cambiare in meglio e che l’uomo di cui sono innamorate cambi e si penta. Difficile che qualcuno cambi, uomo o donna che sia.
Nella maggior parte dei casi questo infatti non accade e l’attesa di un miglioramento si trasforma purtroppo nell’attesa della morte. Nessuna di queste donne forse pensa che il proprio fidanzato o marito possa arrivare a tanto però purtroppo succede. Per questo credo che sia fondamentale avere il coraggio di parlare, di farsi aiutare e denunciare: confidarsi con qualcuno potrebbe davvero essere il primo passo verso la libertà, la riconquista della propria dignità e soprattutto è il primo passo verso la salvezza.


La vita è troppo preziosa per trascorrerla accanto a qualcuno che non apprezza, che calpesta la dignità e schiaccia la personalità sfaccettata e bellissima di una donna.

Articolo di Angelica Ianiro

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Scappare sempre dagli stessi proiettili

Violenza sulle donne: ne sentiamo parlare spesso al telegiornale o lo leggiamo scritto su una rivista. Sappiamo più o meno tutti di cosa si tratta, ma riusciamo veramente a comprenderne la gravità? Anche solo nei singoli termini.
Prendiamo la parola violenza, analizziamola meglio.
Innanzi tutto potrei parlare per ore solo di essa, ma cercherò di essere breve. Per violenza si intende un atto volontario, esercitato da un soggetto su un altro, in modo da farlo agire contro la sua volontà. L’abuso della forza può essere non solo fisico, ma anche verbale e psicologico. Questo però è quello che ci dice internet. E noi siamo in grado di dare una nostra considerazione riguardo la violenza? Di rintracciarla nella vita di tutti i giorni? Io penso proprio di si. Anche andando a parlare di donne. Milioni di donne subiscono violenze domestiche, sessuali, psicologiche, verbali, vengono perseguitate, aggredite, picchiate, sfregiate. E questo perché, perché sono donne?, Solo perché vengono considerate deboli e impotenti agli occhi di alcuni uomini? Beh, questa per me è una spiegazione assurda.
Un uomo non può permettersi di toccare una donna, a meno che non sia lei a volerlo.
Molti dicono di amare la propria donna, poi prendi il telecomando, premi il tasto rosso e accendi la televisione. Ed è proprio in quel momento che senti la deposizione di quello stesso uomo che dice di averla uccisa, non ci interessa esattamente in che modo, ma lui l’ha uccisa. Le ha tolto la vita. E lui, lì seduto su una sedia davanti a dei poliziotti, racconta di come ha approfittato di lei, senza rimpianti, specificando ogni particolare perché ormai era tutto finito, eppure lui è ancora vivo che godeva ancora della gioia che è la vita, sebbene in carcere, ma comunque avrebbe potuto ancora vivere. Quella donna invece no. Per lei era tutto finito. Questo è il femminicidio.
Secondo i dati Istat circa 7 milioni di donne ogni giorno milioni vengono uccise e subiscono violenze. C’è però un’ulteriore problema. La maggior parte di loro non denuncia le violenze che subisce. Questo è assolutamente sbagliato. Non si può rimanere con una persona che ti picchia perché magari torna a casa ubriaco e tu non dici nulla perché lo ami. Questo non è amore, l’amore è qualcosa di completamente diverso da questo. Ma sia per un uomo che per una donna. E il frutto dell’amore non è mai la violenza. Forse è frutto della possessione, dell’ossessione, di qualcosa di molto lontano dall’amore, comunque. Perciò bisogna insegnare agli uomini a comportarsi in un certo modo, ma bisogna anche far capire alle donne che restare intrappolate in situazioni del genere può creare traumi dolorosissimi e che devono parlare e denunciare, pure se fa male. Il silenzio. Grande parola. A volte ci salva, ma in contesti come questi bisogna romperlo senza troppi ripensamenti. Le ragazze non possono, anzi meglio dire “non dovrebbero” avere paura di uscire di casa con una minigonna, oppure essere obbligate a portare con sé uno spray al peperoncino per uscire più tranquille la sera, anche nella loro piccola e tranquilla città. La società di oggi ci dice che siamo noi ragazze a non dover vestirci in un certo modo per non provocare l’uomo, invece di dire che l’uomo deve imparare a controllarsi. Tutto ciò deve cambiare. Non si può andare avanti così. Esiste la giornata dedicata alla violenza sulle donne, esiste la giornata delle donne. Non basta più onorare le donne vittime di violenze solo in questi giorni, deve essere una cosa normale, deve diventare quotidianità.

Oltre alle varie manifestazioni che già ci sono in giro per il mondo, ognuno di noi potrebbe organizzare qualcosa di bello contro la violenza sulle donne. Per sensibilizzare chi è accanto a noi. A me piacerebbe manifestare nel mio paese, con tutte le donne, le ragazze e le bambine vestite di rosso, portando dei cartelloni con frasi pensate da noi e poi alla fine del percorso segnato ci saranno ad aspettare uomini, ragazzi e bambini con regali per ognuna di noi. Sembrerà la solita protesta contro la violenza sulle donne, ma questa volta ci sarebbe la partecipazione anche degli uomini in segno di cambiamento. Spero vivamente che succeda, spero che le ragazze possano uscire tranquille, spero che le donne non siano mai più violentate, nel corpo e nell’anima. Spero che riusciamo davvero ad imparare qualcosa dai nostri errori sennò ci ritroveremo sempre a dover scappare dagli stessi proiettili. Spero.

Articolo di Arianna Gasbarro, 3C