Browsing Tag

parole

Articoli Recenti, La linea sottile tra presente e futuro, Tecnologia

Le parole sono pietre

Storytelling e intelligenza artificiale, progetto in collaborazione con CinemAbruzzo. Questa è la storia della Classe 1B , ora aspettiamo di vederla realizzata attraverso le immagini riprodotte da AI.

Tagliacozzo 2024 – 2025

I ATTO

Insultare una persona è come gettare una pietra nel mare: non sai mai quanto a fondo arriverà quel sasso, quanto farà male. Sono azzurre, proprio come il mare, le pareti della scuola di Trovaglione. All’interno, come ogni mattina appena dopo il suono della campanella, i ragazzi affollano i corridoi prima di entrare nelle aule. C’è chi corre sulle scale, chi chiacchiera coi collaboratori e i professori e chi ripassa già in classe in vista delle interrogazioni delle prime ore. Lucia sta cercando di scovare Giorgio, il ragazzo che le piace, che arriva sempre tardi mentre Enzo finisce la sua merenda ancora prima di entrare, perché non fa mai colazione a casa. Carlo, Gianni e Federico invece hanno l’aria strana, come se stessero aspettando qualcuno. Dalle scale arriva Alex e Carlo alza la voce per farsi sentire: “Ecco il nanerottolo”. E Federico: “Precedenza ai bassi, fate largoooo”. I tre sghignazzano, Alex entra in classe in silenzio. La sua tristezza è silenziosa, profonda e inconsolabile. Ogni giorno la stessa storia.

II ATTO

Nell’aula nessuno pare accorgersi delle sue lacrime, sono tutti intenti a prepararsi: devono lasciare velocemente gli zaini con i libri in classe, per essere più leggeri, perché andranno al cinema a vedere Il Signore degli Anelli e li attende già un autobus. Mondi incantati sullo schermo della sala: la Terra di Mezzo, gli elfi, le battaglie, i paesaggi mozzafiato. Di fronte ai troll e agli gnomi, però, Gianni, Carlo e Federico fanno risuonare turno: “Ecco Alex, ecco Alex!”.  In sala le risate rompono il silenzio, seguite da un singhiozzo. Alex esce nel buio, inciampando quasi, pur di andare in bagno di corsa e i tre teppistelli subito si alzano per seguirlo, ma qualcosa va storto. La docente di motoria si è accorta delle risate e degli strani movimenti: segue i ragazzi fino al bagno. I tre iniziano a bussare alla porta: “Apri tappetto”, “Nano, te la facciamo aprire con gli schiaffi quella porta”. La professoressa allora, nascosta da una colonna, fa un passo avanti. Carlo, Gianni e Federico diventano bianchi come un lenzuolo appena lavato. Una volta in classe la docente prende in mano la situazione ricordando che le parole possono fare male e che ad ogni parola pietra corrisponde una parola carezza. I ragazzi iniziano a confrontarsi sotto la sua guida: sono i bulli adesso ad essere in lacrime e chiedono scusa, hanno realmente capito di aver sbagliato. Alex strappa un foglio dal suo quaderno di grammatica e lo appallottola tutto: “Ecco, questo mi avete fatto, mi avete accartocciato, spiegazzato, distrutto. E ora, pensate di poter riconquistare la mia fiducia semplicemente chiedendo scusa?”. La classe è muta, Alex continua, riaprendo il foglio, stiracchiandolo come meglio può: “Se anche vi perdonassi, il nostro rapporto resterebbe stropicciato, come una camicia non stirata”.

III ATTO

Mirella a quel punto prende la parola: “Il Kintsugi lo conoscete?”. I compagni di classe restano stupiti, solo Ludovico risponde: “No, ma non mi sembra pertinente”. E invece sì, continua lei: “Vale sia per Alex che per Carlo, Federico e Gianni. Il Kintsugi è una tecnica che usano in Giappone per riparare le ceramiche che si rompono. Le riempiono di colla dorata, e i vasi e le tazze diventano ancora più belli di prima, perché sono preziosi, ancora di più nel punto in cui si sono rotti”. Mirella e la prof si guardano complici e si sorridono. Mirella conclude: “Voi quattro vi siete rotti, ognuno per un motivo differente, ma se capirete la lezione, le vostre saranno ferite preziose e dorate”. Spontaneamente scatta un applauso e tutti si abbracciano stretti e sorridenti.


Articoli Recenti, Officine Linguistiche

Sydney, Australia

Sydney è una ballerina molto talentuosa ma anche molto ansiosa. Il suo sogno nel cassetto è quello di poter ballare sopra i palchi dei suoi artisti preferiti, come Sfera Ebbasta, Lazza, Geolier, per poter dare una enorme soddisfazione a se stessa, sicuramente, ma in primis a suo nonno Alfredo, una persona per lei speciale, un uomo di 65 anni, dai capelli biancastri, sempre in forma e molto ottimista. Il loro rapporto è qualcosa di unico, è molto forte, si vogliono un gran bene. Lei è una ragazza dolcissima, un po’ timida, spesso ha bisogno di rassicurazioni e di essere compresa, ma le piace provare a buttarsi nelle situazioni, e le piace riuscire in tutto quello che fa: diciamo pure che non accetta le sconfitte. Prove su prove, fatica, impegno, lezioni fino allo sfinimento, pianti e tante risate…

Arriva il giorno tanto atteso: dovrà finalmente salire sul palco, a Milano, per il concerto di Lazza. Uno dei suoi sogni più grandi sta per realizzarsi. Lei è in fibrillazione, la felicità le si legge negli occhi lucidi ed emozionati, scuri come il cielo di notte, profondi come il mare quando ti allontani dalla riva.

Non fa in tempo a godersi questi attimi di gioia che le arriva, come un pugno allo stomaco, la notizia di suo nonno ricoverato d’urgenza in ospedale, le cause non sono ancora molto chiare. Sydney dovrà affrontare il giorno più bello della sua vita da adolescente senza l’altra parte del suo cuore: la sua tristezza è mescolata all’ansia incredibile di quel che sta succedendo, emozioni contrastanti si susseguono e si alternano in lei. Sa che deve dare il massimo, però, soprattutto per suo nonno. Lo vuole rendere fiero di lei. E poi questa potrebbe essere la sua occasione.

Parte la musica, le luci scoppiano d’improvviso e inondano il palco: si comincia. Tra il pubblico, la madre di Sydney videochiama il nonno. L’emozione è tanta: vedendola si commuove, rimane stupefatto e orgoglioso della sua cara nipotina, e promette a se stesso di tornare in forze per abbracciarla il prima possibile e per raccontarle finalmente dell’Australia e del suo nome, Sydney.

Savana Perrotta – Officine Linguistiche