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Intervista a Fabrizio Farina

Intervista a Fabrizio Farina, curatore dei due volumi “Viaggi nello spazio” e “Viaggi nel tempo”, Einaudi.

Buongiorno Fabrizio e grazie per averci concesso un po’ del suo tempo e del suo “sapere”. Abbiamo letto “Viaggi nello spazio” e “Viaggi nel tempo” e li abbiamo amati da subito, entrambi. Li abbiamo scelti e poi letti perché, sul nostro sito, stiamo approfondendo la tematica del confine, di quanto sia giusto superarlo, di quanto i limiti spesso ci condizionino e di quel che c’è oltre questi limiti, reali o immaginari che siano. Superare, in qualche modo, tempo e spazio ci sembra la nuova frontiera da raggiungere. Lei ci ha fatto sognare con i brani dei grandi scrittori selezionati che hanno raccontato nelle loro opere viaggi nel tempo e nello spazio appunto. In base a cosa li ha selezionati?

Nel caso dei volumi sul tempo, spazio e ora la Luna, il criterio è quello di selezionare dei racconti che trattino il tema in modo originale, che siano ben scritti, che raccontino l’argomento in maniera accattivante (cosa che fortunatamente nella letteratura di fantascienza non manca) e se si ha la fortuna di trovarli, anche dei racconti inediti che rendono l’antologia ancora più interessante e unica.

Lei è il curatore di questi due volumi. Cosa fa tecnicamente il curatore?

Il compito del curatore è scegliere i racconti in base al proprio gusto e sensibilità. Per farlo bisogna leggere molto, non solo con occhio critico ma immergendosi nelle atmosfere delle diverse storie in cui ci si imbatte. Farsi trasportare insomma dalla fantasia degli scrittori.

Secondo lei viaggeremo presto davvero nel tempo e nello spazio? Se fosse possibile, lei partirebbe?

Nello spazio, come già sapete e seppur in modo limitato, ci siamo stati, il cosmonauta Jurij Gagarin il 12 aprile del 1961 fu il primo uomo nello spazio e 8 anni dopo la missione Apollo 11 porto Neil Armstrong e Buzz Aldrin a mettere piede sul suolo lunare. Il prossimo passo sarà portare l’uomo su Marte ed è questione di tempo, potrebbe già essere tra di voi chi porterà a termine questa impresa.  Sul viaggio nel tempo nutro molti dubbi, a livello teorico alcuni scienziati sostengono sia possibile, ma in pratica è ancora impossibile. Anche se tutti noi si viaggia nel futuro, solo che lo si fa di secondo in secondo.

Si è divertito di più a viaggiare nel tempo o nello spazio, scrivendo? Ma soprattutto, tempo e spazio possono davvero essere distinti? Noi abbiamo chiamato il nostro sito Geostorie, proprio perché le storie esistono nella geografia e viceversa. Può valere un po’ lo stesso discorso per una sorta di spaziotempo?

È come chiedere se vuoi più bene a papà o mamma: diciamo entrambi, anche se forse i viaggi nel tempo per la loro natura tutta “inverosimile” mi hanno affascinato di più. Lo spazio e il tempo sono inscindibili, la loro correlazione oltre che teorica è anche pratica. Infatti si parla sempre di spazio tempo, le distanze spaziali si calcolano in “anni luce” che è una quantità di tempo.

Nei due volumi ci sono brani tratti da Bradbury, Dick, Poe, Salgari, Voltaire: immaginiamo lei ami tutti questi scrittori, ma ce n’è uno che preferisce? Perché?

Amo Dick, per la sua capacità di prevedere il futuro, le invenzioni e le conseguenze che queste hanno sulla società. Di Bradbury mi piace la capacità di farti sentire dentro le avventure dei personaggi dei suoi racconti. Poe è un caso a parte, la sua scrittura la si ama a prescindere dalla storia che ti sta raccontando.

Le sue copertine sono sempre bellissime, specie quella di “Viaggi nel tempo” con l’illustrazione di Alejandro Burdisio. Quanto conta secondo lei la copertina in un libro? Lo chiediamo alla persona giusta vista la sua esperienza come cover designer…

La copertina è la faccia del libro, quella con cui si presenta in pubblico, deve attirare, farsi vedere senza esagerare, deve incuriosirti al punto di prendere in mano il libro e farti entrare in contatto con l’oggetto.

Cosa bolle adesso in pentola? C’è qualche nuovo lavoro in cantiere? Noi speriamo di sì, per poter viaggiare ancora insieme.

A giorni uscirà la terza antologia “Viaggi sulla Luna”, che raccoglie i racconti di autori di fantascienza come Ballard, Clarke e Heinlein e scrittori non propriamente del genere come Malerba, Landolfi e Buzzati, ma che ci portano, ognuno a suo modo, sulla Luna, a cinquant’anni dallo storico allunaggio avvenuto il 21 luglio del 1969.

Grazie.

Grazie a voi, ragazzi. Alla prossima.

Confini Immaginari, Contaminazioni, Fantascienza, Frontiere e confini

Le nuove frontiere della scienza e della biotecnologia

La fantascienza, da “semplice” genere di evasione che era, si sta occupando negli ultimi anni di temi legati alla scienza, alla tecnologia, all’ecologia. Quindi la lettura in classe di alcuni racconti appartenenti a questa tipologia testuale e i dibattiti conseguenti, ci hanno offerto spunti di riflessione su problemi attuali, in particolare quelli relativi al grande sviluppo scientifico e tecnologico. La medicina, un tempo dominio quasi assoluto della chimica, è ora dominata dalla biologia, che ha saputo scavare nei segreti stessi della vita, arrivando a padroneggiare tecniche che ormai permettono di manipolare addirittura il corredo genetico di qualunque creatura vivente esista sulla Terra. L’anno 2000 , probabilmente, sarà ricordato come un anno importante che ha segnato la storia dell’umanità, infatti è stato proprio allora che si è riusciti a completare l’inventario completo del DNA della specie umana. Di che cosa si tratta? Perché questa scoperta ha così tanta importanza? Prima di tutto c’è in ballo la possibilità di curare malattie gravissime, fino ad allora invincibili, quali ad esempio il cancro, la degenerazione delle cellule cerebrali -che porta alla demenza negli anziani-, persino le malformazioni del feto e bambini con handicap.

Un’ altra conseguenza molto delicata riguarda la clonazione. Nel 1997, poi, un gruppo di scienziati scozzesi riuscì a far nascere una pecora perfettamente identica ad un’altra. Si era prodotta la prima clonazione di un mammifero. Una notizia pazzesca che, come si può immaginare, sollevò da una parte grandi entusiasmi, dall’altra accese forti polemiche. Le persone che la consideravano un avvenimento eccezionale sognavano di poter creare migliaia e migliaia di animali uguali tra loro, rendendo più facile usarne il latte, il pellame, ecc., o moltiplicare le specie in via di estinzione così da allontanare questo fenomeno; mentre gli oppositori erano abbastanza scettici e spaventati dalla possibilità che questa tecnica potesse essere utilizzata sugli esseri umani per ricrearne esatte copie. D’ altro canto è difficile arrestare la corsa verso la conoscenza e non a caso si parla sempre più spesso di bioetica, cioè della necessità di formulare una serie di regole che stabiliscano ciò che è moralmente giusto e ciò che non lo è nel campo della biologia e della medicina.

Ecco di nuovo il tema del confine: fin dove è lecito spingersi? E, soprattutto, chi decide cosa è lecito e cosa no?

Ma torniamo ancora per un attimo alla clonazione che non venne abbandonata e nel 2005 uscì la notizia che era stato clonato anche l’essere umano. L’intento era quello di ottenere cellule staminali. Gli embrioni ottenuti non superarono i cinque giorni di vita ma, nonostante questo, gli oppositori temettero e temono ancora che quell’esperimento fosse solamente una scusa per avanzare negli studi e arrivare un giorno a riprodurre un essere completo. Il tema è effettivamente molto delicato: quali effetti potrebbero derivare da tutto ciò? Si potrebbero creare individui uguali a un modello ritenuto fisicamente perfetto, rievocando follie naziste sulla razza superiore; oppure esseri senz’anima? O esseri perfetti? Chissà! Ma soprattutto ci chiediamo, è davvero lecito creare la vita al di là dei processi naturali? Queste, forse, sono domande senza risposta, o almeno noi non sappiamo entrare in quello che è il campo d’azione della bioetica. Però queste domande ce le siamo poste. Un’altra conseguenza derivante dalla possibilità dell’uomo di intervenire sul DNA sono gli organismi geneticamente modificati (OGM), caratterizzati da un patrimonio genetico in cui sono stati inseriti geni di un organismo del tutto diverso, ottenendo organismi con caratteristiche nuove, ad es. piante capaci di resistere maggiormente alla siccità o all’umidità o ai parassiti. Anche in questo ambito, come di fronte ad ogni novità rivoluzionaria, si sono formati subito due partiti opposti: coloro che ne saltano i vantaggi e coloro che mettono in guardia contro i pericoli. Gli uni vorrebbero diffonderli in tutto il mondo e anche per questo hanno creato un lungo elenco di benefici e il più vistoso è quello con più disponibilità di cibo, per una popolazione mondiale che è assolutamente in crescita; gli altri, invece, avanzano moltissime riserve e sostengono che gli ogm potrebbero far aumentare il rischio di tumori e favorire la diffusione di nuovi virus.

Chiaramente si tratta di problematiche molto complesse e noi non siamo in grado di esprimere delle opinioni; quello che abbiamo capito però è che le nuove frontiere aperte alla biologia devono essere esplorate con la dovuta cautela e con un sistema di regole, il più possibile condivise, non soltanto dagli scienziati, ma da tutti gli abitanti della terra. Per questo riflettere sui confini e sui limiti ci sembra già un buon inizio.

Articolo di Ludovica Bruno, Flavia Giancola, Ivana Gargano