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Il Blues tra speranze e contaminazioni

La musica Blues è stata molto importante per la vita dei neri nella seconda meta del 1900. La popolazione di colore con la musica si sfogava, si esprimeva, si divertiva, comunicava insomma. La musica è una forma altissima di comunicazione per tutti e da sempre, ma per loro il blues era davvero fondamentale: riusciva a farli stare bene, a distrarli, anche se solo momentaneamente, dalla tristezza del lavoro nelle piantagioni degli stati del sud degli USA. Le radici del Blues sono da ricercare proprio qui infatti, in queste comunità di schiavi afroamericani che sapevano trasformare la tristezza e la fatica in note preziose. Nel momento in cui cominciavano a suonare il loro strumento, come per magia, ogni brutto pensiero spariva, la fatica spariva.

L’origine del Blues non è facile da definire con esattezza, ma sappiamo che fu importantissimo l’anno 1865, anno dell’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d’America. Infatti, una volta ottenuta la libertà, tantissimi ex schiavi, che erano anche musicisti, iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e questa si diffuse a macchia d’olio, perché sapeva emozionare. Il nome Blues deriva da un modo di dire: “to have the blue devils“, che si può tradurre con “avere i diavoli blu“. Vi spieghiamo meglio: originariamente nella lingua americana espressioni come “to be blue” o “to have the blues” volevano indicare uno stato di ubriachezza. Però, dopo la guerra di secessione in America, questi modi di dire iniziarono ad essere associati ad uno stato di sofferenza, di malinconia. Da origini umili e quasi segrete, quindi, il blues diventò la forma di musica popolare più registrata al mondo. E da qui iniziò a contaminare e influenzare (in alcuni casi contribuì alla vera e propria nascita) molti generi e stili della musica popolare moderna. Tra i (tanti) generi che furono più direttamente influenzati dal blues, non possiamo non menzionare il rhythm and blues, il rock and roll e poi l’hip pop.

Insomma, noi siamo rimasti molto colpiti dal discorso che riguarda, ancora una volta, i confini varcati, le frontiere sfondate, la contaminazione. Soprattutto perché vediamo come sia un tema ricorrente in tutte le materie studiate. La contaminazione infatti, come per la geografia, è anche per la musica un processo spontaneo in tutte le culture che fanno uso di forme musicali. 

Un processo che porta alla nascita di qualcosa di nuovo, qualcosa di più ricco, poi, alla fine. Ed è questo il bello.

Abbiamo visto in classe un film, Mississippi Adventure, che ci mostra come il Blues, una volta radicato nell’animo di un suonatore o di un ascoltatore, non va più via. Cattura l’anima. Nel film si racconta l’amicizia nata tra due persone molto diverse, iniziata e cementata grazie alla musica blues: da una parte il giovane Talent Boy, e dall’altra Willie Brown, un vecchio mito del Blues che deve fare i conti con la sua vita e con quelle decisioni che un giorno, in piedi fermo ad un crocicchio, stabilirono il suo destino. Un film in cui la vera protagonista è sicuramente la musica della chitarra e dell’armonica, che accompagna le vicende dei protagonisti per tutta la durata della pellicola. 

Per leggere la nostra recensione del film, cliccate qui.

Lavoro di: Luigi Di Domenico, Giulia Romano, Elia Buzzelli, Diego Antonelli, Matteo Montaquila, Ivana Gargano, Lucrezia Magni, Vittoria Tragni, Alessandro Chiappini.

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“MISSISSIPPI ADVENTURE “

Il film narra la storia di Eugene, un ragazzo che vuole a tutti i costi diventare un uomo di blues, un bluesman. Venuto a conoscenza che nell’ospizio locale si trova l’ormai ottantenne Willie Brown, grandissimo mito del blues e bravissimo suonatore di armonica, il ragazzo fa di tutto affinché Willie possa insegnargli la canzone -andata perduta- del grande chitarrista Robert Johnson. Willie e Robert, il famosissimo musicista che pare avesse fatto un patto col Diavolo per riuscire a suonare la chitarra meglio di chiunque altro al mondo, erano grandi amici da giovani. E pare anche che Johnson avesse inciso inciso solo 29 canzoni sulle 30 pattuite. Per questo Eugene spera che Willie possa insegnargli “la canzone perduta”. Tra i due nasce un legame bellissimo e Brown, che dopo una iniziale freddezza si lascia contagiare dall’entusiasmo del “talent boy”, come si fa chiamare Eugene, decide di evadere: per i due ha inizio una bella avventura dalla quale nascerà una profonda amicizia e un viaggio nel Mississippi, la patria del blues, ma anche…dei patti col Diavolo. Perché anche il vecchio Willie a suo tempo fece un patto col Diavolo e il ritorno in queste zone sarà per lui una vera e propria opportunità di fare un bilancio della sua vita e…di riaffrontare il Diavolo.

Durante il cammino vivranno varie avventure, e incontreranno anche Frances, una ragazza che avrà un ruolo molto importante nella vita di Eugene. L’improvviso andar via della ragazza provoca in lui un dispiacere talmente grande che porterà il ragazzo a tirare fuori tutte le sue emozioni attraverso la musica. Ed è infatti proprio la musica ad essere la protagonista reale del film, che si conclude con il duello tra Talent Boy e uno dei migliori chitarristi della zona. Eugene vince la sfida riuscendo ad annullare il patto che Willie aveva fatto con il diavolo tanti anni prima. Un viaggio reale -quindi- ma anche simbolico, viaggio di scoperta della propria indole per Eugene, viaggio catartico per Willie. Un film bellissimo. Ve lo consigliamo assolutamente!


Se volete saperne di più sulla musica Blues e sul suo essere musica di speranza e contaminazione, leggete il nostro approfondimento qui.

Lavoro di Luigi Di Domenico, Giulia Romano, Elia Buzzelli, Diego Antonelli, Matteo Montaquila, Ivana Gargano, Lucrezia Magni, Vittoria Tragni, Alessandro Chiappini.