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Articoli Lo Specchio, Articoli Recenti, Cambiamento climatico e Agenda 2030

Abbiamo anche dei doveri

È vero che la nostra Terra è in affanno. Lo è per i tanti problemi che la affliggono, la distruggono, la modificano negativamente e che la fanno piangere. L’inquinamento è uno di questi. Sono molto sensibile a questo argomento perché trovo profondamente ingiusto che l’uomo sia stato capace di rovinare un bene cosi prezioso che non è un bene assoluto di qualcuno, ma di tutti. Ognuno ha il diritto di godere della bellezza della natura, dei suoi fiumi che alimentano terre e dissetano animali e che sono l’habitat di molte specie di pesci; chiunque ha il diritto di usufruire della maestosità degli alberi, dei loro frutti, della loro ombra, delle loro rigogliose chiome che sono il rifugio di molti uccelli; ognuno ha anche il diritto di godere delle montagne per lo sport, per attraversare i propri paesi, godere dei colori che assumono nelle varie stagioni oppure solo di rimanere incantati per via della loro bellezza.

Ma abbiamo anche dei doveri. Non solo diritti. Anche nei confronti della Natura e non solo degli altri esseri umani.

L’uomo non ha utilizzato la natura solo per vivere, così come abbiamo studiato che ha fatto nei primi secoli della formazione della Terra, ma è arrivato a sfruttarla, cioè ottenere da essa sempre di più senza rispettarla; senza curarsi delle conseguenze, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui l’inquinamento è ovunque ed è causa di morte di molte specie viventi, compreso l’uomo. L’uomo, di questo passo, morirà per la sua stessa mano. Ma che follia è mai questa? Vogliamo rendercene conto prima che sia tardi?

Ognuno di noi è chiamato allora a curare e a rispettare ciò che lo circonda. E un concetto che bisogna avere chiaro è che tutti (ma davvero tutti) possiamo fare qualcosa, iniziando dai piccoli gesti quotidiani perché uniti a quelli degli altri, daranno alla natura un grande aiuto e un sospiro di sollievo; per esempio, chiudere il rubinetto mentre ci spazzoliamo i denti, così da risparmia acqua; o spegnere la macchina quando si è fermi, evitando
così inutili emissioni di gas; impegnarsi nella raccolta differenziata, che tra l’altro diventa un’attività divertente per certi aspetti. Molti pensano che sia troppo tardi per porre rimedio ai danni fatti in passato, invece, secondo me, tutti possiamo contribuire a salvare il Pianeta. L’unione, infatti, fa la forza.

Articolo di Irene Buzzelli

Cambiamento climatico e Agenda 2030, Smart City, Sostenibilità

Sustainability

Sustainability is a condition of development to grant the fulfillment of the needs of the present generation without compromising the possibility of future generations to fulfil theirs. This concept of sustainability was introduced during the first conference UN on environment in 1972.

Agenda 2030

Agenda 2030 for Sustainable Development is an action programme signed by the governments of the 193 UN member counties in September 2015. The 17 Sustainable Development Goals (SDGs) and the 169 associated goals are the core of Agenda 2030. They take into account the 3 dimensions of sustainable development: economics, social and ecological.

The 17 common goals focus on important issues for development: the struggle against poverty, the elimination of hunger and the fight to climate changes. “Common goals” means that they are shared by all countries and individuals: nobody must be left behind, sustainability is now our priority. .

The  sustainable development goals will have to be realized by 2030. This means that every country in the world has to give its contribution.

Sustainable Cities: Examples In Europe And In The World

An example of a sustainable city is London where, in the area of Canary Wharf and in Westfield Shopping center, Pavengen technology is used. This technology turns people’s steps on the pavement into electric energy.

Mexico City was one of the first cities in the world to try the use of “Smog-eating“, panels on the walls of buildings to reduce pollution.

And…Rome: a five- floor tall heron hunts its prey in a polluted sea and in the same time it removes air pollution in one of the most congested crossroads of Rome. “Hunting Pollution is the biggest green mural in Europe. It was created in Rome Ostiense borough and the paint whereby it was made is very special: twelve square metres of it can absorb noxious substances emitted by a single car in one day. According to calculation, the whole painting, more than one thousand square metres wide, will clean the city air so much as 30 trees can do. Author of such art work is Federico Massa, known under the art name of Iena Cruz, a street artist from Milan who is known worldwide. He has been tackling for years now the issues of environmental pollution, global warming and of dying species like, for example, the heron.

Article by Giulia Romano

Articoli Recenti, Cambiamento climatico e Agenda 2030, Sostenibilità

L’economia circolare

Economia circolare è un’ espressione che indica un sistema economico ideato per potersi rigenerare in autonomia e che garantisce ecosostenibilità. E quindi, in un’economia circolare, i flussi di materiali sono solo biologici, perché possono essere reintegrati nella biosfera, e tecnici, perché possono essere più volte rivalorizzati.

Com’è nata l’idea?

Si iniziò a parlare di un’economia circolare perché efficace nella sua circolarità, nel suo impatto sulla creazione di posti di lavoro, nel suo saper risparmiare di risorse e della riduzione dei rifiuti. Questa ricerca venne resa pubblica begli anni 80 nello scritto Jobs for Tomorrow: The Potential for Substituting Manpower for Energy. L’accezione e l’idea di economia circolare comunque non può essere facilmente inqaudrata, è qualcosa che è nato nel tempo: non ha una data precisa di nascita o una paternità sicura, dal momento che trae ispirazione nel tempo da processi biologici. Le applicazioni pratiche ai sistemi economici moderni e ai processi industriali risalgono agli anni ’70. L’idea di un circuito circolare dei materiali venne presentata nel 1966 da Kenneth E. Boulding nel suo articolo “The Economics of the Coming Spaceship Earth“. I maggiori obiettivi dell’economia circolare sono l’estensione e l’allungamento della vita dei prodotti, la produzione di beni di lunga durata e la riduzione della produzione di rifiuti. Insomma gli intenti sono nobili. Questo concetto di economia circolare insiste, inoltre, sull’importanza di vendere servizi piuttosto che prodotti.

Citiamo dal Corriere della Sera, che trae spunto da un servizio di Milena Gabanelli: Ogni anno l’economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Di queste, solo il 9% sono riutilizzate. Il consumo di risorse è triplicato dal 1970 e potrebbe raddoppiare entro il 2050. Secondo il Global Footprint Network, per mantenere l’attuale stile di produzione e di vita, un solo Pianeta non è ci basta, ne servirebbe 1,7, ovvero un’ altra Terra. Nel 2018, il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse naturali che il Pianeta è in grado di rigenerare in un anno, è caduto il primo agosto: mai così presto. È come finire lo stipendio al 20 del mese, ma nessuno ti fa credito per gli altri 10 giorni. E i mutamenti climatici sono legati anche all’utilizzo di materie prime. Il 62% delle emissioni di gas serra (escluse quelle provocate dal consumo del suolo) avviene durante il processo di estrazione e lavorazione delle materie prime, mentre solo il 38% in fase di consegna o utilizzo dei prodotti. Che succederà fra 30 anni, quando saremo 9 miliardi di persone e il riscaldamento globale più su di un altro grado e mezzo?”

Questo estratto ci fa molto riflettere, forse l’economia circolare è un buon mezzo per contrastare questo andamento ormai pericoloso: il riutilizzo dei prodotti diventa fondamentale, pian piano anche i cellulari stanno iniziando ad essere progettati secondo questa ottica di riutilizzo e di “seconde vite”. Diamoci una possibilità. Se riuscissimo ad adottare questo approccio circolare potremmo cambiare davvero le cose, ma questo significa che le fasi della produzione e la filiera coinvolta nel ciclo produttivo vanno ripensate. Bisogna innanzitutto progettare i prodotti pensando fin da subito al loro impiego a fine vita; poi si deve dare priorità all’utilizzo di energie rinnovabili e ai materiali che non inquinano, insomma una “green economy” potrebbe essere quel che ci vuole adesso!

Di Domenico Luigi, Frate Guido, Bibaj Endrit, Chiappini Alessandro

Geoletteratura, Sostenibilità

“Il 21 a primavera”

In occasione della giornata della poesia, la prof ci ha distribuito dei segnalibri con su stampata una poesia, un regalo per noi e un’occasione per riflettere.

Segnalibri


Questa poesia, Prima di tutto l’Uomo, di Nazim Hikmet, è un inno all’amore, amore per l’ambiente e la natura, ma soprattutto amore per l’essere umano. L’autore dedica al figlio queste parole, come messaggio importante da lasciargli e trasmettergli, come un tesoro prezioso da custodire, come una specie di ricetta per la felicità.
Noi abbiamo commentato e analizzato la poesia in classe e abbiamo espresso le nostre riflessioni sia oralmente sia in maniera scritta.

Scorrendo la galleria potrete leggere alcuni dei nostri lavori; l’immagine di copertina è una foto di Alessia Raimondi.

Migranti Ambientali, Sostenibilità

MIGRANTI AMBIENTALI: IL RAPPORTO TRA CLIMA E MIGRAZIONI

I MIGRANTI AMBIENTALI SONO COLORO CHE SI TROVANO COSTRETTI A DOVER ABBANDONARE IL PROPRIO PAESE PER PROBLEMI CHE RIGUARDANO L’AMBIENTE.

Ci sembrava un argomento da approfondire visto che unisce due tematiche centrali trattate a scuola quest’anno: il cambiamento climatico e le migrazioni.

Tutta la storia dell’umanità è una storia di trasformazioni e spostamenti, di migrazioni in fondo, generalmente di gruppo. E oggi questo è fenomeno molto dibattuto, ne abbiamo parlato qui.

Le cause sono tante, ma alcune inaspettate. Chi conosce per esempio i migranti ambientali? Se na parla ancora poco, eppure esistono nel mondo persone costrette ad abbandonare le proprie case e i propri affetti e a causa di vari problemi di natura ambientale, quali terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche, ma anche cicloni e uragani o, ancora, a causa di processi ambientali (e quindi se sono processi non sono fenomeni improvvisi ma progressivi) come siccità, desertificazione, innalzamento del livello del mare e scioglimento dei ghiacciai etc. Ma le cause di queste migrazioni ambientali non finiscono qui: si è costretti ad andar via dai propri territori anche per motivi legati ai conflitti causati dal controllo delle risorse naturali: sono molte le guerre legate a problemi ambientali e soprattutto, viste le risorse limitate del pianeta, saranno sempre di più e sempre più subdole. Insomma, il fenomeno non è per niente da sottovalutare, anche se pochi ne sono a conoscenza.

I profughi ambientali e la Convezione di Ginevra

Che siano conflitti o disastri naturali, di solito i problemi sono provocati dall’azione antropica. A causa di uomini, altri uomini devono fuggire dal degrado ambientale e, a differenza di altri tipi di migrazione, non sono riconosciu­ti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e quindi non sono tutelati da nessuna normativa. Sul termine da usare non sono tutti d’accordo. C’è chi parla di profughi ambientali, chi di migranti ambientali, altri di profughi climatici o eco-profughi, altri ancora rifugiati climatici. Ma la parola rifugiato al momento non è utilizzabile: la Convenzione di Ginevra del 1951, infatti, concede lo stato di rifugiato solo a chi è perseguitato per “razza” (e non abbiamo usato a caso le virgolette, leggete qui), religione, cittadinanza, appartenenza a un gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche o, ovviamente, a causa di guerre.

Forse nel futuro si dovranno rivedere le cose. E quindi mancando lo status giuridico di profughi per queste persone, è se vogliamo più difficile inquadrare il fenomeno.

Come emerge chiaramente da queste prime riflessioni, il fenomeno delle migrazioni ambientali interesserà un numero sempre maggiore di persone e coinvolgerà quasi tutte le Nazioni, se non come aree di partenza almeno come aree di arrivo.

Abbiamo analizzato dei dati e abbiamo notato che il numero di migranti in fuga da questi fenomeni, a partire dalla siccità fino ad arrivare alle alluvioni, crescerà enormemente nei prossimi anni. Secondo la Banca Mondiale entro il 2050, 143 milioni di “profughi ambientali” si sposteranno nel mondo.

I migranti ambientali, come messo in evidenza nelle righe precedenti, partono per una serie di motivazioni che si sovrappongono e s’intersecano. Di solito, è bene ricordarlo, non si emigra mai per un solo motivo. È stato ormai riconosciuto però che la componente ambientale ha un peso da non sottovalutare e quindi il discorso sul rapporto tra ambiente e migrazioni è assolutamente da affrontare tanto a livello globale quanto locale. Nei prossimi anni bisognerà puntare all’elaborazione di politiche globali efficaci alle quali far riferimento, ma anche e soprattutto sarà necessario parlare di garanzie giuridiche pr questa categoria di migranti. Insomma, il fenomeno ci sembra complesso e va analizzato su più fronti, sicuramente quello sociale e ambientale insieme. Di sicuro dobbiamo riscoprire la bellezza e l’importanza di curare e amare l’ambiente che ci ospita, altrimenti le conseguenze potrebbero non piacerci.