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STORIA E TURISMO SOSTENIBILE

Cos’è il turismo sostenibile?

Il turismo sostenibile consiste nel creare turismo in modo ecologico e attento all’ambiente e alla natura. Prendendo spunto dalla storia o dalla letteratura, abbiamo cercato e scoperto un Abruzzo pieno di luoghi simbolo, “sfruttati” turisticamente: si va dal Tratturo Magno, ricordato anche da D’Annunzio nella sua “I Pastori”, al Sentiero di Silone, nella Marsica; dal Cammino dei Briganti, che rimanda al tempo del brigantaggio in Abruzzo, fino alle zone della Linea Gustav, nota per i fatti accaduti durante il secondo conflitto mondiale.

Dunque un Abruzzo che ha tanto da offrire ai turisti, una terra che racconta tante geostorie.

IL TRATTURO MAGNO

Il Tratturo Magno, con i suoi 244 km, viene considerato il più importante tratturo d’Italia, che parte dall’Aquila finisce a Foggia, in Puglia. In antichità i tratturi erano cinque e solcavano l’Italia del centro e del sud. Il Tratturo Magno veniva percorso dai pastori che accompagnavano il proprio gregge al pascolo (e ancora oggi, per questo motivo, l’Abruzzo e la Puglia sono molto legate tra loro). Ci sono state, soprattutto negli ultimi anni, delle iniziative per promuovere e far tornare il tratturo al suo vecchio splendore. Con queste belle iniziative si propone ai turisti  di percorrere il tragitto dell’antico tratturo a piedi, in modo da provare le stesse sensazioni dei nostri antenati pastori e di percorrerlo allo stesso e identico modo, o al massimo in bici. Infatti, è recentissima la notizia, di poche settimane fa, di una proposta di valorizzazione del tratturo magno attraverso la costruzione di una posta ciclopedonale lungo il tragitto, che permetterà di vivere al meglio questa strada importantissima, storicamente e paesaggisticamente, potrete approfondire qui. Inoltre dal 2006 è stata presentata la candidatura delle vie dei tratturi all’Unesco, proposti quindi come Patrimonio dell’Umanità. Tra le località percorse dal Tratturo, e quindi spesso visitate dai turisti, da ricordare c’è il sito archeologico dell’antica Peltuinum, che si trova nel comune di Prata d’Ansidonia. Ma ogni tappa, ogni paesino che si incontra, vale la pena di essere esplorato e vissuto nelle proprie peculiarità e nelle proprie tradizioni, così come ogni monte e ogni corso d’acqua dovrebbe essere studiato e conosciuto, con la flora e la fauna tipiche del posto.

Gli altri quattro tratturi sono Centurelle-Montesacco (la via dello zafferano), Celano-Foggia (il cammino della civiltà), Castel di Sangro-Lucera (sulle orme dei Sanniti), Pescasseroli-Candela (la via della biodiversità). Su queste strade si impara ad amare l’ambiente e la propria terra e, insieme, si impara la Storia, quella con la S grande.

IL CAMMINO DEI BRIGANTI e IL SENTIERO SILONE

Spostiamoci ora nella zona della Marsica, ricca di sentieri e boschi. Qui troviamo un sentiero dedicato allo scrittore Marsicano Ignazio Silone, nato a Pescina appunto, che presenta un itinerario escursionistico molto bello paesaggisticamente e anche interessante a livello storico-letterario, perché pensato proprio per riscoprire i luoghi siloniani. Una passeggiata, quindi, che mette il turista in contatto con la gente del posto, con la Storia e la Letteratura, ma anche e soprattutto con la Natura. Abbiamo letto Fontamara, capolavoro di Silone, e ne parliamo qui.

Abbiamo poi studiato in storia il fenomeno del brigantaggio, soffermandoci sull’Abruzzo e sui nostri luoghi (cliccando qui, troverete un nostro lavoro al riguardo). I briganti trovarono nella nostra regione una terra naturalisticamente propizia, strategica e comoda per i rifugi, visti i nascondigli che la fitta natura offriva: terre di boschi, montagne, territori favorevoli per nascondersi e sparire in poco tempo. Oggi esiste, tra i molti, un cammino che si chiama proprio Il Cammino dei Briganti e che parte e arriva a Sante Marie, vicino Tagliacozzo, in provincia dell’ Aquila, sempre nella zona della Marsica.

DALLA STORIA ALLA SPIRITUALITÀ

Il cammino sulle orme della Storia continua, andiamo a fare trekking lungo la LineaGustav voluta da Hitler, ancora una volta nel nostro Abruzzo: siamo sicuri che non ve lo aspettavate così interessante da ogni punto di vista! Della Linea Gustav ne parliamo anche qui: vi ricordiamo soltanto che questa era la linea che doveva servire a
bloccare la risalita degli Alleati dopo lo sbarco in Sicilia del 10 luglio del 1943. Una posizione strategica, in mezzo al Parco Nazionale della Majella. Oggi è possibile ripercorrerla e scoprire di più, sulla Seconda Guerra Mondiale innanzitutto, ma anche su posti incredibili e su storie appassionanti, legate alla grande Storia. Un cammino della Memoria, insomma, importante da diversi aspetti, che può essere percorso sia a piedi, in 7 giorni di cammino, sia in mountain bike, dalla foce del fiume Sangro in Abruzzo a quella del fiume Garigliano nel Lazio, ma anche a cavallo.

E ancora: non solo storia e letteratura. Si cammina anche sulla linea della Spiritualità. E dal mare, da Ortona, bellissima cittadina sull’Adriatico, si arriva a Roma, splendida capitale d’Italia, per ripercorrere le orme di Santa Brigida di Svezia che nella seconda metà del 1300, giunse ad Ortona a seguito della rivelazione che la informava della presenza delle ossa di San Tommaso nella cattedrale della città abruzzese.

È il bellissimo Cammino di San Tommaso, lungo 313 km, che parte dalla Cattedrale di Ortona e porta a Roma, a San Pietro, attraversando bellissimi borghi di Lazio e Abruzzo e mettendo i turisti in contatto con l’ospitalità locale e con una natura selvaggia, splendida, che fa riscoprire la bellezza di posti sottovalutati.

Veniteci a trovare in Abruzzo, non resterete delusi.


Classi terze. AS 2024-25

Articoli Recenti, La linea sottile tra presente e futuro, Tecnologia

Le parole sono pietre

Storytelling e intelligenza artificiale, progetto in collaborazione con CinemAbruzzo. Questa è la storia della Classe 1B , ora aspettiamo di vederla realizzata attraverso le immagini riprodotte da AI.

Tagliacozzo 2024 – 2025

I ATTO

Insultare una persona è come gettare una pietra nel mare: non sai mai quanto a fondo arriverà quel sasso, quanto farà male. Sono azzurre, proprio come il mare, le pareti della scuola di Trovaglione. All’interno, come ogni mattina appena dopo il suono della campanella, i ragazzi affollano i corridoi prima di entrare nelle aule. C’è chi corre sulle scale, chi chiacchiera coi collaboratori e i professori e chi ripassa già in classe in vista delle interrogazioni delle prime ore. Lucia sta cercando di scovare Giorgio, il ragazzo che le piace, che arriva sempre tardi mentre Enzo finisce la sua merenda ancora prima di entrare, perché non fa mai colazione a casa. Carlo, Gianni e Federico invece hanno l’aria strana, come se stessero aspettando qualcuno. Dalle scale arriva Alex e Carlo alza la voce per farsi sentire: “Ecco il nanerottolo”. E Federico: “Precedenza ai bassi, fate largoooo”. I tre sghignazzano, Alex entra in classe in silenzio. La sua tristezza è silenziosa, profonda e inconsolabile. Ogni giorno la stessa storia.

II ATTO

Nell’aula nessuno pare accorgersi delle sue lacrime, sono tutti intenti a prepararsi: devono lasciare velocemente gli zaini con i libri in classe, per essere più leggeri, perché andranno al cinema a vedere Il Signore degli Anelli e li attende già un autobus. Mondi incantati sullo schermo della sala: la Terra di Mezzo, gli elfi, le battaglie, i paesaggi mozzafiato. Di fronte ai troll e agli gnomi, però, Gianni, Carlo e Federico fanno risuonare turno: “Ecco Alex, ecco Alex!”.  In sala le risate rompono il silenzio, seguite da un singhiozzo. Alex esce nel buio, inciampando quasi, pur di andare in bagno di corsa e i tre teppistelli subito si alzano per seguirlo, ma qualcosa va storto. La docente di motoria si è accorta delle risate e degli strani movimenti: segue i ragazzi fino al bagno. I tre iniziano a bussare alla porta: “Apri tappetto”, “Nano, te la facciamo aprire con gli schiaffi quella porta”. La professoressa allora, nascosta da una colonna, fa un passo avanti. Carlo, Gianni e Federico diventano bianchi come un lenzuolo appena lavato. Una volta in classe la docente prende in mano la situazione ricordando che le parole possono fare male e che ad ogni parola pietra corrisponde una parola carezza. I ragazzi iniziano a confrontarsi sotto la sua guida: sono i bulli adesso ad essere in lacrime e chiedono scusa, hanno realmente capito di aver sbagliato. Alex strappa un foglio dal suo quaderno di grammatica e lo appallottola tutto: “Ecco, questo mi avete fatto, mi avete accartocciato, spiegazzato, distrutto. E ora, pensate di poter riconquistare la mia fiducia semplicemente chiedendo scusa?”. La classe è muta, Alex continua, riaprendo il foglio, stiracchiandolo come meglio può: “Se anche vi perdonassi, il nostro rapporto resterebbe stropicciato, come una camicia non stirata”.

III ATTO

Mirella a quel punto prende la parola: “Il Kintsugi lo conoscete?”. I compagni di classe restano stupiti, solo Ludovico risponde: “No, ma non mi sembra pertinente”. E invece sì, continua lei: “Vale sia per Alex che per Carlo, Federico e Gianni. Il Kintsugi è una tecnica che usano in Giappone per riparare le ceramiche che si rompono. Le riempiono di colla dorata, e i vasi e le tazze diventano ancora più belli di prima, perché sono preziosi, ancora di più nel punto in cui si sono rotti”. Mirella e la prof si guardano complici e si sorridono. Mirella conclude: “Voi quattro vi siete rotti, ognuno per un motivo differente, ma se capirete la lezione, le vostre saranno ferite preziose e dorate”. Spontaneamente scatta un applauso e tutti si abbracciano stretti e sorridenti.


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Sulle tracce della volpe rossa

Storytelling e intelligenza artificiale, progetto in collaborazione con CinemAbruzzo. Questa è la storia della Classe 1A , ora aspettiamo di vederla realizzata attraverso le immagini riprodotte da AI.

Tagliacozzo 2024 – 2025

I ATTO

Gli alberi rigogliosi svettavano nella foresta, il verde dell’erba era intenso e rifletteva i raggi luminosi del sole. Il cinguettio degli uccellini sembrava cantasse una ninna nanna agli altri animali del bosco e le formiche, intente a lavorare nei loro formicai, grandi e misteriosi come castelli delle favole, sembravano regine nei loro regni. Di notte le lucciole animavano l’atmosfera, di giorno gli scoiattoli smerciavano ghiande e camminavano senza sosta. Le volpi rossicce e curiose popolavano in particolare la zona dei grandi faggi. Quella mattina, davanti agli occhi spauriti di alcuni ragazzi che si rilassavano in quella dolce natura, Davide uscì di corsa dalla Moda, Pelli e Pellicce, la maggiore azienda d’alta moda in Italia, e si nascose tra le fronde di un cespuglio. La sua figura alta e magrolina catturò l’attenzione dei ragazzi: in pochi minuti Davide, con un balzo tecnico e preciso, riuscì a catturare una volpe rossa, bellissima, selvaggia ed elegante che camminava davanti al suo naso.

II ATTO

I ragazzi rimasero esterrefatti: la piccola volpe catturata, l’azienda di pellicce collocata proprio in mezzo al verde, quel ragazzo così strano…Riccardo disse a Filippo: “Ma ti sei accorto che quel Davide piangeva mentre catturava la volpe?”. Luca intervenne: “Hei hei, aspetta un attimo, come fai a sapere il suo nome?”. E Riccardo: “L’ho letto sul cartellino che aveva dietro la schiena, come investigatori lasciate molto a desiderare”. “E chi ti ha detto che vogliamo indagare sulla vicenda?” continua Marta. Era una domanda retorica, tutti loro erano ormai troppo curiosi e per molti giorni tornarono a investigare sul posto facendo finta di rilassarsi o fare pic nic in zone diverse della foresta. Dopo qualche giorno, girovagando qua e là, si accorsero di una colonna di fumo che si alzava da un piccolo bunker e in qualche modo riuscirono ad infiltrarsi all’interno. Quello che videro fu sconcertante: animali in fin di vita e vestiti in fiamme. Una parte di azienda stava andando a fuoco: dovevano immediatamente chiamare qualcuno per salvare gli animali e la foresta, poiché le fiamme correvano veloci alimentate dal vento e dal caldo dell’estate. Non fu facile spegnere l’incendio divampato, ma i Vigili del Fuoco riuscirono nell’impresa. In un angolo, Davide piangeva.


III ATTO

Luca si avvicinò a lui: “Possiamo fare qualcosa per te?”. “Non avete idea di quanto avete già fatto: odio questo posto, questo lavoro, questa azienda. Facciamo del male agli animali, inquiniamo l’ambiente…se non fosse per il mio bisogno di soldi me ne andrei domani. Una cosa però potete farla”, disse lasciando loro un mazzo di chiavi: “con queste potete aprire tutte le stanze in cui sono intrappolati gli animali. E magari potete spargere la voce che in mezzo ad una foresta che dovrebbe essere protetta e tutelata c’è un’industria che non rispetta l’ambiente”. Marta riemerse improvvisamente dai suoi pensieri: “Una mia amica qualche giorno fa mi parlava di moda sostenibile ed etica, è possibile ragazzi, non è utopia. I capi di questa azienda saranno arrestati sicuramente, ma tu, Davide, e i tuoi colleghi, ormai ne conoscete tutti i segreti. Non vorrei sembrarvi folle e avventata ma…vogliamo iniziare questa avventura insieme?”. I ragazzi riconvertirono la Moda, Pelli e Pellicce in una azienda all’avanguardia: sostenibile, attenta all’ambiente e ai diritti dei lavoratori, accurata nella produzione di abiti ecologici e gioielli creati da materiali di riciclo. Il suo nome è: Second Life.

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Revolutionary road – la strada della gentilezza

Si chiama “Revolutionary road – la strada della gentilezza” l’opera finita, così come l’intero progetto da cui nasce, cominciato lo scorso anno e proseguito in questo, avente come tema il contrasto e la prevenzione ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo. La classe 3^B, in rappresentanza di tutto l’Istituto Tecnico Economico per il Turismo “A. Argoli” di Tagliacozzo, ha realizzato un murale insieme allo Street Artist Andrea Parente, in arte Alleg, per concludere nel modo migliore e più originale possibile il percorso sopracitato, portato avanti dalla nostra Referente d’Istituto per il bullismo e cyberbullismo, la professoressa Antonella Finucci. Una splendida opera di street art, dunque, che ha lo scopo di comunicare messaggi la cui importanza, talvolta, viene minimizzata.

Sentirsi soli, incompresi, aver paura, non capire il valore dell’autostima: tutto questo è quel che noi ragazzi abbiamo voluto racchiudere nei nostri bozzetti, realizzati in classe durante alcune ore di brainstorming con l’artista e la prof, diventati poi un capolavoro artistico tutto da ammirare. Grazie al talento di Alleg, che ha saputo dare la sua cifra distintiva al murale e un’organicità complessiva, all’idea e all’energia della prof, nonché alla sua immensa fiducia in noi studenti, grazie all’appoggio e al supporto gentile e sorridente della Dirigente Scolastica Clementina Cervale e alla straordinaria forza di volontà ed energia di noi alunni che abbiamo davvero messo mente, intelligenza, cuore e braccia in questa iniziativa, ancora una volta il nostro istituto lancia un messaggio toccante, uno di quelli che certamente non lascia indifferenti: impariamo a stare bene con noi stessi e scomparirà ogni tipo di violenza.

Questo è il nostro messaggio e ve lo lasciamo in immagini: l’arte di strada è impattante, colorata, libera e di tutti. Ci piacerebbe che ogni passante si chiedesse il significato di quei disegni, e ne comprendesse il senso più profondo. Ci piacerebbe che ognuno di voi possa percorrere la nostra “strada della gentilezza”.

Le facce che esprimono la nostra interiorità: il sorriso indica la serenità di quando si impara a voler bene a se stessi.
Le facce della collettività contrapposte ai tentacoli di Medusa (non si vede in foto) della massa: collettività VS massa, per riflettere su quanto la comunità possa insegnare il modo giusto e bello di stare insieme, condividendo. Senza essere massa.
La rosa che nasce da una spada che a sua volta riesce a bucare lo scudo delle nostre corazze. Solo allora sbocceranno fiori dalle nostre anime.
Imbiancare il muro prima di creare.
L’autostima allo specchio. Non va bene se è troppa, non va bene se è poca. Ma se si raggiunge l’equilibrio, beh, quella è la chiave di tutto.

Due facciate si contrappongono, il sole e la luna si guardano: da un lato la notte, e le parole difficili, da un lato il giorno e le parole belle, da perseguire. I disegni emergono colorati e brillanti dal nero del fondo. Ve ne raccontiamo qualcuno.
➢ SOLITUDINE: chi è vittima di bullismo molte volte può ritrovarsi da solo, senza un appoggio. Chi è bullo spesso molte volte può ritrovarsi da solo, senza un appoggio. Dunque, imparare a stare bene con se stessi, anche da soli, è il primo passo per non cadere nelle trappole del bullismo;
➢ PAURA: una luce che illumina un viso genera un riflesso gigante e sta a significare che la paura ingigantisce le situazioni, quindi bisogna cercare di essere razionali;
➢ APPARENZA: non sempre ci si mostra per come si sta realmente;
➢ CAMPANILISMO: a causa di un attaccamento esagerato alla propria città o al proprio paese, o Paese, a volte si finisce per compiere atti di bullismo escludendo chi ha diversa provenienza;
➢ INCLUSIONE: due mani che si stringono raccontano che insieme è tutto più bello:
➢ INTERIORITÀ: un viso che sorride circondato da altri volti che non hanno la bocca sta a significare la bellezza di sapersi ascoltare, di dare voce alla propria interiorità, perché è che ciò che davvero ci farà sorridere nella vita;
➢ AUTOSTIMA: uno specchio e un viso che si guarda in maniera oggettiva, senza abbattersi ma senza nemmeno darsi arie;
➢ COLLETTIVITÀ VS MASSA: la collettività è il modo corretto di stare insieme, la massa fa solo uniformare e rende tutti uguali.

Vi lasciamo giusto qualche foto della realizzazione, l’opera finita aspetta di essere vista di persona, a Tagliacozzo, lungo il sottopassaggio che collega la città da una parte all’altra, dalla scuola fino alla stazione degli autobus. Le vernici utilizzate sono ecocompatibili, a base d’acqua, perché vogliamo salvaguardare il nostro territorio. Buona passeggiata attraverso la strada della gentilezza, credeteci, è la più rivoluzionaria di tutte.

Davide, Sara, Sofia A., Isabella, Giada, Francesca C., Simone, Vincenzo, Giulia, Sofia M., Kevin, Alessandra, Alessio, Savana, Lorenzo, Renis, Francesca T..

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La vera domanda.

E buon 2023.

La guerra esiste da un bel po’ di millenni, è senz’altro vero, ma la nostra generazione continuerà davvero a portarla avanti? Questa è la vera domanda.
Forse l’unica da farci davvero.

Il 2022 è cominciato con una guerra a due passi da casa nostra, e ci ha sconvolti tutti. Ma davvero, dopo tutti i secoli di storia, dopo tutte le battaglie e le conquiste di diritti e di saperi, ancora vogliamo risolvere le controversie con la guerra? Ancora c’è chi ammazzerebbe un altro uomo?
La Costituzione Italiana, bellissima e nata proprio dopo le sofferenze di una guerra, ci dice nell’art 11 che l’Italia ripudia la guerra. E secondo me la nostra generazione terrà fede a questo principio. La generazione Z, tanto infamata, sempre definita senza un cuore e attirata solamente dai cellulari…è triste tutto ciò.
Vorrei far notare che noi siamo grandi sostenitori della piena pace, senza mezzi termini e mezze paci (trucchetto furbo della mezza pace, col quale altre generazioni poi usano la guerra), e che il cellulare spesso lo usiamo per informarci: questa guerra, così come le altre sul suolo mondiale oggi, è del secolo scorso, non ci appartiene, noi siamo diversi.

Noi pensiamo che la diplomazia e il dialogo siano le armi della politica e della geopolitica, non le bombe.

Noi abbiamo capito la bellezza della condivisione e la ricchezza della diversità: abbiamo amici che vengono da ogni parte del mondo e il razzismo non sappiamo più nemmeno cosa sia.

Noi davvero non lo capiamo come si possa ancora pensare di fare la guerra. Mi chiedo e vi chiedo, ma alla fine non sono tutti dei perdenti? E non sono tutti più poveri dopo una guerra? E soprattutto, non è più povero il pensiero di tutti dopo una guerra??? Vi prego pensateci e siate onesti nel rispondere, pensate ai passi indietro che si fanno con una guerra.

E ancora, perché si deve pensare di essere autorizzati in qualche modo a sottrarre la vita a qualcuno, magari anche a bambini innocenti? In nome di cosa? Di un confine? E il confine non può definirsi intorno a un tavolo? O ancora dobbiamo avere una mentalità ottocentesca di risolvere le questioni? “Imagine there’s no countries,it isn’t hard to do, nothing to kill or die for” , belle queste parole, le conoscete perché sono della vostra generazione. Perché le rendete vuote allora? Facciamole nostre davvero!

Cari signori della guerra, mi spiace per voi, il mondo è un altro, alla domanda iniziale noi rispondiamo così. La prof di storia una volta ci ha detto che il libro di storia potrebbe anche chiamarsi libro di “Storia dell’evoluzione del pensiero e della civiltà”. E pensandoci è una cosa vera: le cose vanno molto meglio del passato, ma saremo davvero evoluti quando elimineremo le guerre, quando leggendo un libro di storia diremo: ma come è stato possibile che gli umani abbiano fatto questo?

E allora, siccome mi piace pensare che ogni anno che passa sia un gradino in più da salire nella scala della civiltà, spero vivamente che tutto questo finisca un giorno, un giorno molto vicino, e spero che il 2023 ci porti la pace piena.

Giulia Laurini, classe II A (Istituto Argoli, primo grado)

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La propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro

Allan David Bloom disse “La mancanza di lettura di buoni libri indebolisce la visione e rafforza la nostra tendenza più fatale: il convincimento che il qui ed ora sia tutto quello che c’è”.

Riflessioni a partire dall’articolo di Tim Parks, Sì. viaggiare (con libri e scrittori).

Nel corso della nostra vita ci capita spesso di voler evadere dalla realtà e dai nostri
problemi e sicuramente l’opzione più piacevole è quella di viaggiare, non sempre con amici, bisogna saper anche stare bene da soli per staccare un po’ la presa da tutto ciò che ci circonda.
Ma non sempre è possibile e non è questo l’unico modo per essere spensierati, tra i più comuni abbiamo: ascoltare la musica o leggere un libro, allora perché non unire le due cose? Perché non viaggiare mentre si legge o magari mentre si scrive un libro? O perché non scrivere un libro di viaggio? Leggere un buon libro può aiutare a non pensare alle cose brutte? Sicuramente sì, proprio perché può liberare la mente e può far schiarire le idee.

Come dice l’articolo di Tim Parks, “Sì. viaggiare (con libri e scrittori)”, mescolandosi con gli stranieri, con gli sconosciuti, il viaggiatore acquisirà una maggiore consapevolezza di sé; ed è vero perché viaggiando andiamo a conoscere nuove
culture, nuove tradizioni, nuovi pensieri e nuovi modi di vedere la vita; il viaggio è in fondo un incontro con una realtà diversa dalla nostra.

E allora se esiste un’affinità tra libri e mezzi di trasporto, tra viaggio e lettertura, ci sono musicisti, scrittori o poeti che hanno trattato questa tematica? Uno scrittore lo conosciamo tutti, sì, esatto, proprio lui, Dante Alighieri. Dante durante gli anni del suo esilio, dopo essere stato accusato di baratteria, scrive le sue opere più famose, tra le quali troviamo naturalmente la Divina Commedia. Quest’ultima tratta appunto del viaggio che compie Dante nell’oltretomba attraversando Inferno, Purgatorio e Paradiso. In ognuna è accompagnato da qualcuno: prima da Virgilio, poi per un breve tratto da Beatrice, la donna amata che per lui rappresentava una donna angelo, salvifica, e infine da San Bernardo, che intercederà per lui presso Maria e lo porterà a contemplare Dio. Dante viaggia quindi in un mondo ultraterreno dove incontra personaggi importanti, anche le anime dei dannati oltre alle sue guide, e da ognuno impara qualcosa e trae un insegnamento.

O ancora, possiamo far riferimento a Marco Polo, in quanto la sua opera “Il Milione” è il primo reportage di viaggio, contenente anche descrizioni di popoli e le loro, relative, diverse usanze. Lo stupore del mercante di fronte all’Oriente è uno dei racconti più entusiasmanti di quello che è il “diverso”. E ancora, come disse Henry David Thoreau: “Quanti uomini hanno datato l’inizio della loro vita dalla
lettura di un libro”; o ancora come dice Baricco: “Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro?”

E tornando all’articolo, fu proprio leggendo in treno che Anna Karenina capì di voler cambiare vita. Perché il viaggio stimola riflessione. Questo perché non sempre tutto quello che ci accade va come vorremmo, perciò leggere è anche un modo di immedesimazione; un libro riesce a conquistare il tuo interesse solo se leggendolo riuscirai ad immedesimarti in esso, identificandoti con i personaggi ed immaginandoti lo scenario rappresentato nella storia. Non tutti i racconti possono piacere, ma penso che quelli di viaggio siano tra i migliori in quanto ti portano alla consapevolezza di ciò che c’è nel mondo al di fuori di noi e ti invogliano a vivere nuove esperienze o ad incontrare nuove persone con usanze diverse dalle nostre.
Allan David Bloom disse “La mancanza di lettura di buoni libri indebolisce la visione e rafforza la nostra tendenza più fatale: il convincimento che il qui ed ora sia tutto quello che c’è”. Ed è vero, dovremmo imparare ad andare oltre, guardare più in là del nostro essere. Come disse Francis de Croisset “La lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno”.

Sofia Marini, IIIB

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Non è vivere, ma vivere bene

E allora è nostro dovere non tralasciare i piccoli particolari che ci permettono di guardare le cose con una prospettiva differente.

Riflessioni a partire dall’articolo di Tim Parks, Sì. viaggiare (con libri e scrittori).

“Il tempo per leggere, così come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”.
Questa citazione, tratta da un’opera di Daniel Pennac, riassume in poche parole
quello che dovrebbe essere il nostro modus vivendi quotidiano. Amare e leggere dilatano il tempo della nostra vita e la vita, infatti rappresenta una splendida occasione, la nostra splendida occasione, per vivere nuove esperienze, facendo della scoperta e della curiosità i motori per menti e animi coraggiosi.

Molto spesso, si tende a considerare il libro come qualcosa di noioso od opprimente, inutile in una società in cui sempre più spesso dominano la velocità e la frenesia. Molti di noi non sono consapevoli di ciò che un’opera letteraria può regalarci, un po’ per ignoranza e, a volte, anche per indifferenza. Un buon libro, considerati i gusti ed i generi prediletti da ognuno, può rappresentare un’esperienza di crescita unica, dal punto di vista non soltanto culturale, ma anche pedagogico e sociale. Leggendo, infatti, entriamo in contatto con mondi paralleli, talvolta anche fantastici, dai quali certamente possiamo ricavare insegnamenti morali di estrema importanza. Si compiono dei veri e propri viaggi grazie alla lettura; potremmo dire che è
proprio grazie a quest’ultima se viviamo emozioni che, in alternativa, solo i veri
spostamenti potrebbero offrire, facendo un’analisi pragmatica e oculata.

E allora oggigiorno, in un mondo che mira sempre più al progresso, allo sviluppo e alla risoluzione di problematiche ritenute di vitale importanza dai grandi magnati
della Terra, è nostro dovere non tralasciare i piccoli particolari che ci appaiono come futili o superficiali, ma che in realtà ci permettono di guardare le cose con una prospettiva differente, più positiva, facendo la differenza. Tramite “strumenti” quali il viaggio (reale ma anche immaginario, grazie ai libri) abbiamo l’opportunità di evadere da una realtà che sentiamo troppo spesso non nostra, essendo essa povera di ideali e principi.

Varie indagini condotte su larga scala, oltretutto, dimostrano come sia migliore la “prospettiva di vita” di chi viaggia e legge molto. Tutti noi, nondimeno, dobbiamo cercare di avere una mentalità che sia il più aperta possibile. Solo quando la maggioranza acquisirà tale mentalità, sarà legittimo dire di aver raggiunto un progresso vero, interiore ma evidente, visibile a tutti, quando essa saprà dire con fermezza che “l’importante non è vivere ma vivere bene”, come diceva Socrate nei propri apologhi. È passato molto tempo, ne passerà molto altro ancora probabilmente, eppure continuo ad essere sempre più convinto della veridicità di tale affermazione, la quale resta e resterà indubbia e indiscussa, almeno per me.

Simone D’Ascenzi IIIB

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Leoni e Draghi…oltre le Colonne d’Ercole

Le Colonne d’Ercole rappresentano un luogo di miti e leggende.
Secondo gli antichi Greci, le Colonne d’Ercole, che sarebbero i due promontori rocciosi che danno forma allo Stretto di Gibilterra, esistevano per indicare il limite oltre il quale non era più possibile andare, né tantomeno fare ritorno perché oltre quel limite c’era l’ignoto, e quindi il pericolo.

Oltre quel limite, oltre lo stretto, il Mar Mediterraneo si incontra con l’Oceano Atlantico, un mare tranquillo e “chiuso”, va a sfociare nell’impetuoso e “aperto” oceano: si capisce che questo poteva destabilizzare i popoli antichi, che non avevano le conoscenze che noi abbiamo oggi, soprattutto quelle relative alla geografia, al clima, alle scoperte geografiche e cartografiche.

Si credeva che le “colonne” fossero state posizionate da Ercole, per limitare i lati dello Stretto di Gibilterra, proprio per scoraggiare i viaggiatori più curiosi. Il mito racconta che l’eroe avrebbe dovuto superare ben 12 fatiche, non varcando mai, però, lo stretto.
Le fatiche sono:

  1. Uccidere l’invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo;
  2. Uccidere l’immortale idra di Lerna;
  3. Catturare la cerna di Cerinea;
  4. Catturare il cinghiale di Erimanto;
  5. Ripulire le stalle di Augia;
  6. Disperdere gli uccelli del lago Stinfolo;
  7. Catturare il toro di Creta;
  8. Rubare le cavalle di Diomede;
  9. Impossessarsi della cintura di Ippolita;
  10. Rubare i buoi di Geriore;
  11. Rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperiodi;
  12. Portare vivo il Cerbero a Creta;

L’eroe doveva espiare le sue colpe con queste prove perché aveva ucciso alcuni membri della sua famiglia. Si racconta che arrivò fino alle pendici dei monti Calpe e Abila, che erano proprio considerati i limiti estremi del mondo, e che decise di scindere il monte in due parti creando i promontori di cui parlavamo prima, simbolicamente le due colonne d’Ercole, e che vi impresse l’incisione con la scritta “non plus ultra”. Nell’immaginario della gente e degli studiosi si generavano tante ipotesi: Platone pensava per esempio che ci fosse la famosa isola di Atlantide, Dante Alighieri immaginava che ci fosse il Purgatorio, raggiungibile solo dopo cinque mesi di navigazione oltre le Colonne. Ma ci sarà Cristoforo Colombo, che proprio oltre le colonne cerca una rotta che lo porti alle Indie. 

C’è sempre qualcuno che non ha paura di superare i limiti, che risponde al richiamo della curiosità, che è molto più forte di quello della paura.

“Hic sunt leones”, qui ci sono i leoni, è un detto usato dai romani, e infatti è scritto in latino, che si riferiva alle zone pericolose e inesplorate dell’Africa. Qualcuno diceva anche “hic sunt dracones” (“qui si trovano i serpenti”) o “hic nascuntur elephantes” (“qui nascono gli elefanti”) . Servivano a fare paura, a cercare di non incoraggiare a oltrepassare determinati limiti. Mi sono chiesto se non servissero per comandare e controllare. Però, per fortuna c’è stato nella Storia qualcuno che non ha avuto paura di combattere i leoni e i dragoni!

Articolo di Federico Tesone, classe 2A

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Il cammino di Santiago: tra storia, geografia, religione, simbologia e…sostenibilità

Un giorno, mentre guardavo distrattamente un documentario, sono rimasto colpito da un luogo, se luogo davvero lo si può definire. Poi ne abbiamo parlato a scuola nell’ora di geografia e mi sono incuriosito ancora di più. Sto parlando del Cammino di Santiago, uno dei pellegrinaggi più famosi del mondo. Quale posto migliore per parlarne, se non il nostro blog che approfondisce storie di cammini, di popoli, culture diverse e sostenibilità?

Dunque vi spiego bene: questo cammino è un percorso composto da una serie di itinerari che, partendo da luoghi diversi della Spagna, del Portogallo e della Francia, consentono di arrivare a Compostela, città spagnola, dove i pellegrini ottengono il perdono dei peccati o comunque, se non sono religiosi, terminano il loro cammino in un posto bellissimo e storicamente importante. È una esperienza unica ed emozionante, da fare da soli o in gruppo, a piedi o in bici: camminare vuol dire sempre ritrovare se stessi e sfidare i propri limiti fisici e psicologici, entrando in contatto con la propria spiritualità. Una fortuna, Lo dovremmo fare tutti più spesso. E poi è un’attività sostenibile, non inquina, fa bene alla natura, alle gambe, ai polmoni e al cuore. E poi questo cammino ripercorre luoghi della storia, quindi unisce a tutto ciò anche la bellezza di conoscere qualcosa in più del nostro passato. Mi piace questa idea del turismo sostenibile!

Lo scopo di questo cammino è raggiungere la Cattedrale di Santiago de Compostela per venerare le reliquie dell’apostolo San Giacomo, Santiago appunto. Ogni anno a questo pellegrinaggio partecipano circa 300 mila persone provenienti da tutto il mondo. Mi sono posto tante domande sul perché ogni anno tutta questa gente avesse sentito il bisogno di fare questo viaggio ed ho scoperto che i primi pellegrinaggi risalgono al XI secolo, quando vennero scoperti qui i resti della salma di Santiago. Secondo la leggenda, San Giacomo fu uno dei dodici apostoli di Gesù e, dopo la morte del Messia, si adoperò per un’opera di evangelizzazione nei territori della Spagna ma venne ucciso pochi anni dopo al suo rientro in Palestina, mentre il suo corpo fu sepolto in Galizia. Il cammino di Santiago viene riconosciuto soltanto nel 1492 da Papa Alessandro VI.

Il cammino si divide in tre sezioni principali: il cammino francese, il tratto nel nord della Spagna e quello portoghese. L’importante è percorrere almeno 100 Km del Cammino di Santiago (sugli 800circa totali) per ottenere la Compostela. Il pellegrinaggio è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco nel 1993. Non esiste un unico simbolo del Cammino di Santiago, ma veramente tanti, anche se i più comuni sono la croce del cammino, la conchiglia e la freccia gialla.

Uno dei simboli indiscussi è la freccia gialla,flecha amarilla, dipinta con un pennello ovunque, su strade o alberi, insomma dove capita. Nasce nel 1984 grazie a un sacerdote che in questo modo riuscì a indicare l’itinerario ai pellegrini del tratto francese. Poi c’è la conchiglia di San Giacomo o vieira, mollusco di cui sono ricche le coste della Galizia e che i pellegrini portavano via come premio ed era veramente una prova che avessero concluso davvero il cammino, visto che la vendita di queste conchiglie era consentita solo a Santiago de Compostela. Infine, in parallelo all’altra grande meta della cristianità, Gerusalemme, che ha la croce Leonina, anche al Cammino di Santiago è stata associata una croce particolare, la Cruz de Santiago, che rappresenta una spada con un’elsa “a giglio” e che è di solito dipinta in rosso.

Tante bellissime curiosità e una storia lunghissima che si intreccia alla religione. E alla geografia: cammini, confini superati, Paesi attraversati, incontro con gli altri pellegrini. Che bello tutto questo!

Dopo aver fatto questa ricerca credo e sono convinto che questo pellegrinaggio sia una esperienza da provare perché sono sicuro che le emozioni che si provano sia a livello fisico che mentale sono uniche e irripetibili. Quando sarò più grande mi riprometto di farlo e di poter condividere e confermare che ne è valsa la pena.

Articolo di Michele Conti, classe 2 A

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JUHANNUS – SOLSTIZIO D’ESTATE TRA KOKKO E FIORI DI CAMPO

Il solstizio d’estate per molti è il momento più bello dell’anno. In tutto il mondo si festeggia il ritorno della luce, dell’estate, delle giornate lunghissime, dei fiori, del sole.

Vedremo come il solstizio è festeggiato in diversi posto del Mondo. Cominciamo con la Finlandia. Juhannus è la tradizionale festa nazionale finlandese per celebrare il giorno più lungo dell’anno. Poiché segna l’inizio della stagione estiva, molti finlandesi vanno in vacanza simbolicamente proprio quel giorno o se non possono partire fanno piccole gite giornaliere. La fine di giugno è un periodo pieno di eventi, soprattutto perché qui il buio ormai scomparirà per tutta la stagione e si vedranno sempre più spesso i meravigliosi fenomeni del sole di mezzanotte.

Nelle regioni settentrionali della Lapponia Finlandese il Sole resta sopra l’orizzonte per più di 70 giorni consecutivi, sotto il Circolo polare, invece, tramonta ma solo per pochissimo tempo durante la notte e cmq non si può dire che diventi buio davvero.

Le tradizioni principali del solstizio d’estate sono legate ad alcuni elementi principali: sauna e bagno nelle acque pure finlandesi, fiori e fuochi accesi.

Fare la sauna e poi il bagno è simbolo di rigenerazioni in tutte le culture nordiche, oltre ad essere una importante pratica di benessere, soprattutto per la circolazione.
Secondo una credenza popolare, poi, se una giovane ragazza ripone sette fiori appena colti sotto il suo guanciale prima di addormentarsi il giorno del solstizio d’estate, riuscirà a sognare il suo futuro fidanzato.
E infine i falò, cioè i kokko. Di solito si accendono il giorno di San Giovanni (Juhannus appunto) per il solstizio d’estate, in zone controllate e sicure per bruciare gli spiriti maligni e purificare l’atmosfera.
Nei tempi passati il solstizio d’estate era considerato un momento magico, di passaggio, con varie tradizioni legate alla fertilità, all’abbondanza e all’amore. Non a caso molti matrimoni sono organizzati proprio in questo periodo, complici le temperature più favorevoli.

“uhannus è un momento di transizione fra due mondi, quello del buio e quello della luce e infatti, per attirare la buona sorte luminosa e gli spiriti amici i finlandesi amano divertirsi facendo rumore e bevendo molto, brindando alla vita che con l’estate torna a esplodere. 

Articolo di redazione della classe 2A